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PHILIP BAGLINI OLLAND - L'italoeuropeo sulle orme di Marconi

Philip Baglini Olland è fondatore e direttore del magazine indipendente L’Italoeuropeo e di LondonONEradio, l’unica emittente in lingua italiana oggi presente in Gran Bretagna. Dirige, inoltre, la società International Communication & Services Ltd. Originario di Pietrasanta, in Toscana, frequenta la Normale di Pisa per poi decidere di lasciare tutto e trasferirsi a Londra. In Inghilterra ricomincia daccapo, costruendo giorno dopo giorno il suo progetto. Appassionato di natura e comunicazione, è riuscito a coniugare una laurea in fisica nucleare e gli studi in giornalismo, concretizzando le due passioni nel suo progetto giornalistico e di broadcasting.   

Philip, nel 1998 hai dato vita ad una impresa editoriale di grande successo: L'Italoeuropeo. Cosa ti ha ispirato? 

Fondamentalmente, la voglia di scrivere in un magazine libero, indipendente, di poter comunicare qualsiasi cosa senza che qualcuno tagliasse il pezzo o dovesse sottoporlo ad approvazione. Poi, ovviamente, la passione per la comunicazione, per il racconto di fatti e misfatti sia dell’Italia che della Gran Bretagna. L’obiettivo era creare un magazine leggero, ma che facesse riflettere allo stesso tempo. Oggi L’Italoeuropeo è apprezzato da tutti proprio per la sua indipendenza e lo mettiamo a disposizione dei giovani per la loro formazione in campo giornalistico, insegnando loro i principi ed i valori veri del giornalismo in un’epoca satura di notizie.

Qual è lo scopo del magazine? 

Lo scopo primario è quello di informare con un taglio originale ma senza distorcere la notizia, comunicandola così come è, senza interpretazioni. Vi è poi lo scopo formativo: in questi anni molti giovani giunti a Londra tramite il Progetto Erasmus, o anche stagisti universitari internazionali che desideravano intraprendere la carriera giornalistica, hanno infatti frequentato il magazine per stage della durata di un mese.  Un altro obiettivo fondamentale dell’Italoeuropeo è quello di raccontare sempre la verità, spezzando e demolendo le cosiddette Fake News. Infine, vi è l’aspetto dell'approfondimento per gli italiani a Londra, o per coloro che sono interessati a Londra o al Regno Unito. Esiste anche una versione in inglese del magazine, che non è la copia di quella italiana ma un gemello, che tratta argomenti diversi.

Il progetto è legato, in qualche modo, ad un'altra tua creatura: vivilondra.com. Come?

All'inizio avevo creato una piccola rubrica chiamata Vivilondra, dedicata ai tour a Londra (condotti da me direttamente, in quanto appassionato della storia della Gran Bretagna). Visto l'enorme successo, ho deciso di dedicare un intero sito a Vivilondra, facendolo diventare una sorta di inserto turistico del magazine. Vivilondra.com illustra tutti i modi per visitare la città ed offre la possibilità di seguire, allo stesso tempo, le notizie da Londra in tempo reale su L’Italoeuropeo. I due progetti sono ormai complementari.

Nel 2014 è nata anche LondonONEradio. Ce ne puoi parlare?

LondonONEradio è, al momento, l'unica radio italiana ufficiale degli italiani a Londra e nel Regno Unito. Da nove mesi è diventata anche una fornitrice ufficiale della BBC: una cosa che ci fa piacere ma che ci responsabilizza molto. La passione per la comunicazione e quella per la musica mi hanno portato a creare una radio per gli italiani a Londra. Ho iniziato, nel 2012,  a studiare il modo di fare radio, ma anche la storia della radio, e mi sono imbattuto in quella che storicamente è stata la prima emittente italiana nel Regno Unito: Radio Londra, nata nel 1938. Altri tempi. Ma la filosofia di libertà di espressione era la stessa che avevo io. E così, dopo alcune ricerche storiche presso la sede della BBC, nel 2014 decisi di iniziare a scrivere il progetto di LondonONEradio, senza nessuna pretesa. A settembre di quell’anno iniziai a trasmettere per 20 minuti, una volta alla settimana, dall’interno di un armadio dell'IKEA e, piano piano, siamo arrivati a coprire interamente le 24 ore. Uno sforzo enorme, unanime, da parte di tutti coloro che hanno creduto nel progetto. Oggi LondonONEradio è ben nota: molti vip, cantanti, attori, registi,  sono passati dal nostro studio. Non è facile iniziare a fare radio dal nulla, senza finanziamenti statali o privati, come è invece il caso di molte radio nazionali italiane. Tuttavia, grazie all’impegno di tutti siamo riusciti, e stiamo riuscendo, a raccogliere sempre maggiori consensi. LondonONEradio è, per molti, la voce degli italiani a Londra, figlia di quella Radio Londra del passato che era un punto di riferimento italiano in Gran Bretagna. Infatti diamo spazio a numerosi eventi italo-inglesi. Grazie alle nuove tecnologie, alle reti sociali ed alle applicazioni, ci ascoltano da tutto il mondo.  Anche in questo caso abbiamo voluto riservare uno spazio importante ai giovani. Infatti, nell’ambito della rubrica Young music talent, che va in onda ogni venerdì, abbiamo promosso nell’arco di un anno e mezzo circa 680 giovani talenti musicali internazionali ed ora stiamo lavorando per andare per la seconda volta a Sanremo.

Philip Baglini Olland al microfono di LondonONEradio

Il tuo lavoro più recente riguarda, invece, la produzione di un documentario dal titolo Il Genio Italiano delle Onde, che racconta la storia di Guglielmo Marconi. A cosa si può ricondurre il tuo interesse per questo personaggio?

Quando si parla di radio, il collegamento con Guglielmo Marconi è d’obbligo. La radio è stata scoperta e sviluppata da Marconi. La BBC è nata grazie a Marconi. Non capito dall'Italia, un Marconi giovanissimo venne a Londra per brevettare la sua invenzione. Mi sembrava, quindi, più che logico rendere omaggio al padre della radio. È stato un atto di dovere, oltre che d’amore. Un atto di rispetto per un grande uomo che ha rivoluzionato il mondo delle comunicazioni.

IL GENIO DELLE ONDE, una produzione LondonONEradio.com, Radio Coltano Marconi e Italoeuropeo, con il regista Fabio Cosci. Durata: 42 min.

Così come Marconi, anche la tua è una vita vissuta a metà tra l'Italia e l'Inghilterra: un vero e proprio “italoeuropeo”! Come riesci a districarti tra due culture così differenti?

Direi molto bene. Grazie agli insegnamenti in Italia ho potuto studiare e capire la cultura inglese, la quale fin da piccolo, comunque, ha fatto parte della mia formazione. Studiavo la storia italiana ma mi affascinava anche quella inglese. Nel mio cuore c’è posto sia per l'Italia, la mia culla, che per l’Inghilterra, il mio Paese di adozione. A entrambi devo tantissimo. È come avere due madri, e le amo entrambe!

In un tempo in cui il modello europeo sembra essere sempre più in crisi, ritieni che si possa/debba ancora puntare su un'Europa unita?

Se sapessi dare con certezza una risposta a questa domanda, partirei subito per Bruxelles e lo direi in Parlamento! Solo il tempo può dirlo. Leggendo i giornali, che spesso su questo argomento fanno terrorismo mediatico, il futuro dell'Europa è in crisi da anni. Il modello ideologico di unire le nazioni sotto una moneta unica e con lo scopo di mantenere la pace ha funzionato fino a un certo punto. La mancanza di guerre è stata, forse, l'unica cosa buona di questa Europa scalcinata. Il prossimo maggio ci saranno le elezioni e qualcuno sostiene che l'Europa, in quella occasione, crollerà definitivamente. Altri, invece, sostengono che si rafforzerà. La verità è che stiamo vivendo una situazione politica molto delicata: il futuro degli stati è incerto, sia in casa propria che in Europa. La questione Brexit spaventa gli europei e l'Europa stessa. Un’Europa senza una nazione come la Gran Bretagna non è più un’Europa coesa, forte, e la Gran Bretagna senza l'Europa non sarà mai più quella di un tempo. Per esserlo ancora dovranno passare forse vent’anni o più. Nessuno in questa faccenda ci guadagna. Alla fine, c’è solo da sperare che i diritti di noi italiani nel Regno Unito vengano rispettati e che si possa conservare sia la libertà di mercato che quella di circolazione. Tuttavia, quando da una muro si inizia a togliere una mattone, il muro s’indebolisce; e con i temporali (politici) ed i venti freddi, quel muro prima o poi rischia di crollare… 

In copertina: Philip Baglini Olland, fotografia di Rob Veno