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ANDREA PAZIENZA - Il mio nome è Pentothal

L’Istituto Italiano di Cultura di Praga ha dedicato al fumetto la XIX edizione della Settimana delle lingua italiana nel mondo.

Due le ‘icone’ presentate dalla nuova Direttrice dell’Istituto Alberta Lai: il dono dell’intera collana alla Biblioteca dell’Istituto, avvenuto attraverso il sostegno della famiglia Bonelli, della serie western dedicata a Tex Willer – capolavoro ideato dal genio di Gianluigi Bonelli e disegnato dalla matita di Aurelio Galleppini – e la presentazione del libro del giornalista pescarese Luigi Di Fonzo, dedicato all’opera geniale dell’artista Andrea Pazienza.

Andrea Pazienza - autoritratto

A trent’anni dalla morte di Pazienza, Luigi Di Fonzo nel suo volume, Andrea Pazienza, il mio nome è Pentothal, ha raccontato l'artista attraverso il suo personaggio d’esordio: Pentothal, alter ego di Andrea sullo scenario degli anni della contestazione, della generazione “Movimento del ’77” e degli “Anni di piombo”.

Nato a San Benedetto del Tronto nel 1956, sin da ragazzino Pazienza aveva dimostrato un appetito insaziabile verso la letteratura, il cinema, l’arte, oltre naturalmente al fumetto. Leggeva, guardava, osservava, assorbiva, assimilava, introiettava. Nella sua mente, suggestioni rimaneggiate e intrecciate in maniera personale e unica, si fondevano tra il gergo della quotidianità giovanile con la citazione colta.

Studente presso il Liceo Artistico di Pescara, si trasferì al DAMS di Bologna cominciando a disegnare, tra l’estate del 1976 e i primi mesi del 1977, Le straordinarie avventure di Pentothal,  una autobiografia a fumetti che stravolge la dimensione del fumetto tradizionale; la storia di un artista ventenne, studente fuorisede a Bologna, diviso tra i sogni creati dalla sua immaginazione, i disagi della vita universitaria e le turbolenze del Movimento bolognese. Un racconto che si nutre della cronaca di tutti i giorni, al punto che Pazienza sostituisce l’ultima tavola della prima uscita su Alter (il numero di aprile 1977) per poter inserire un riferimento all’uccisione dello studente Francesco Lorusso, da parte della Polizia, durante i disordini che scoppiarono a Bologna.

Le straordinarie avventure di Pentothal costituisce un esordio dirompente!

Pentothal

La storia esce a puntate su Alter Alter, rivista sorella di Linus, messa in piedi da Odb per raccogliere i lavori più originali e innovativi della nuova generazione di fumettisti italiani. 110 tavole in 5 anni, dall’aprile 1977 al luglio 1981.

Il successo fu immediato. Pazienza venne acclamato come il caposcuola del nuovo fumetto italiano. Il via di un periodo di fermento creativo che lo aveva visto partecipare alla nascita e al successo di riviste di fumetti e satiriche quali Il Male, Cannibale e Frigidaire.

Tanti i riferimenti culturali che troveranno spazio nelle sue opere: l’underground americano, Moebius, Jacques Prévert, Majakowski, Bob Dylan, gli Skiantos, i film western, gli eroi della Disney, Totò, Pasolini, William Blake, R.D. Laing, in una commistione tra stili, mezzi e linguaggi praticamente illimitata, dove il pennarello svolge la parte del leone. Il suo tratto, dettagliato e duttile, prestato a qualsiasi situazione e variazione di genere, dalle locandine cinematografiche (la più famosa, Città delle donne di Federico Fellini), alle copertine di dischi (per Roberto Vecchioni, Claudio Lolli, Enzo Avitabile), ai videoclip (Milano e Vincenzo di Alberto Fortis), alla pubblicità e ai manifesti teatrali, rappresenta un vero e proprio unicum nel panorama italiano di quegli anni.

Enzo Avitabile - SOS Brothers

La narrazione autobiografica si farà drammatica nel protagonista delle tavole di Pompeo, resoconto, senza sconti alla realtà, della tossicodipendenza in un sottobosco di spacciatori, tossici e figure ai margini dal quale non era riuscito a stare lontano.

Pazienza, corteggiato da cantanti, registi teatrali, dalla Rai, da registi come Fellini, per realizzare locandine, copertine di dischi, corti animati, videoclip, fatalmente concluse la sua breve esistenza di genio con l’autodistruzione, e la morte per overdose, il 16 giugno 1988, a 32 anni.

“In Andrea Pazienza – ha affermato l’autore, Luigi Di Fonzo – il disegno artistico, si trasforma in cronaca, poesia, storia, autobiografia, sfogo a seconda del racconto: è come la musica e spesso non ha bisogno di molti strumenti e intermediazioni”.

“Se a un musicista è sufficiente una chitarra e un marciapiede per esprimersi – aggiunge – ad Andrea erano sufficienti un pennarello e una superficie più o meno bianca, carta o muro che fosse. Sono le emozioni di chi fruisce questo tipo di arte a renderla universale, anche dopo tanti anni”.

“Sarebbe stato interessante –conclude – vedere come Andrea Pazienza, oggi, avrebbe utilizzato lo smartphone per la sua arte”.

 

In copertina: il libro di Luigi Di Fonzo