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LA REALTÀ VIRTUALE -  Un nuovo medium nel mondo dell’arte

Sempre più spesso si sente parlare della realtà virtuale applicata ai settori più disparati ed anche il mondo dell’arte sembra aver accolto con entusiasmo questa novità, in grado di apportare una vera e propria rivoluzione in qualsiasi contesto e di stravolgere qualsiasi regola tradizionale.

Analizzare le caratteristiche e gli sviluppi delle nuove tecnologie, per loro stessa natura soggette a continue evoluzioni e cambiamenti, presenta difficoltà oggettive. Tuttavia, al fine di mettere a fuoco il momento artistico che stiamo vivendo e prospettare scenari futuri, è fondamentale studiare le dinamiche culturali e comprendere le implicazioni nascoste dietro lo sviluppo della realtà virtuale come nuovo medium nell’arte.

La leggendaria disputa tra Zeusi e Parrasio, narrataci da Plinio il Vecchio nell’opera Naturalis Historia, testimonia l’interesse che in ogni epoca, sin dall’antichità, l’uomo ha manifestato nella riproduzione della natura visibile attraverso la perfetta illusione.

“Si racconta che Parrasio venne a gara con Zeusi; mentre questi presentò dell’uva dipinta così bene che gli uccelli si misero a svolazzare sul quadro, quello espose una tenda dipinta con tanto verismo che Zeusi, pieno di orgoglio per il giudizio degli uccelli, chiese che, tolta la tenda, finalmente fosse mostrato il quadro; dopo essersi accorto dell’errore, gli concesse la vittoria con nobile modestia: se egli aveva ingannato gli uccelli, Parrasio aveva ingannato lui stesso, un pittore.”

D'altronde, l’aspirazione dell’arte al mondo naturale è stata da sempre dominio delle arti figurative e, soprattutto in occidente, si è basata sull’idea di mimesi del reale, fino a raggiungere livelli di perfezione quasi superiori alla realtà stessa. Le opere che ne simulano determinati aspetti sono, ad esempio, quelle prodotte dagli artisti umanisti e rinascimentali: le architetture di Brunelleschi, le sculture di Donatello, i dipinti di Piero Della Francesca e Botticelli, le creazioni di Leonardo, che affermano il potere dell’arte come modello artificiale della realtà.

Il dialogo tra natura e artificiale attrae l’attenzione e risulta essere un’attività comune, non solo dell’arte, ma anche della scienza, della comunicazione e sicuramente della tecnologia, impegnata nella realizzazione di strumenti che simulano il reale e ci offrono la possibilità di essere trasportati, illusionisticamente, in diverse dimensioni.

L’unità potenziale di tale rapporto converge, oggi, nella Virtual Reality (VR) che consiste in dispositivi che generano su un monitor stereoscopico, applicato davanti agli occhi con un casco speciale, immagini tridimensionali in movimento. Un ambiente artificiale con il quale è possibile interagire. 

L’arte ne subisce la fascinazione e molti artisti, oramai, si servono di questo nuovo dispositivo per farci immergere all’interno delle loro opere tramite un’interazione senza confini con il mondo virtuale, riproducendo la stessa percezione sensoriale del mondo reale e rendendoci parte integrante della loro creazione.

Seguendo il pensiero del semiologo Bettetini, la scienza sta procedendo verso la creazione di macchine “pensanti”, ossia in grado di riprodurre il lavoro eseguito dai neuroni.  L’arte dal suo canto, è stata fin da sempre definita un atto puramente mentale. Il congiungersi di arte e tecnica crea un immaginario in cui risulta combinato il mondo della tecnologia e della fantasia, mostrando che, così come l’intelligenza artificiale può raggiungere la perfetta simulazione della realtà, allo stesso modo l’arte si attesta come un fenomeno di natura concettuale.

Risulta, ora, doveroso chiederci quali sviluppi dobbiamo attenderci, e quali possono essere le considerazioni in merito all’utilizzo di un mezzo così potente per mediare l’esperienza artistica.

Il timore, manifestato da alcuni studiosi, che il rapido sviluppo della realtà virtuale possa ampliare la forbice già esistente tra percezione dell’arte e realtà, va commisurato con i potenziali benefici che un utilizzo sapiente del mezzo può portare.

Se la preoccupazione è che l’utilizzo delle nuove tecnologie nell’arte rischi di svilire, o addirittura disturbare, il rapporto tra opera d’arte e spettatore, occorre considerare che per un gran numero di persone nessuna esperienza virtuale potrà mai sostituire l’intimità del contatto artistico tradizionale giacché, ad oggi, nessuna macchina è in grado di stimolare la percezione sensoriale dello spettatore allo stesso modo di quanto possano fare, ad esempio, la vista o il tatto.

Al contrario, uno spettatore attratto dall’utilizzo del mezzo in sé, prima ancora che dal contenuto, nell’incontro virtuale con l’opera d’arte potrebbe essere stimolato ad accogliere con maggior favore l’esperienza artistica proposta, con la possibilità che nasca, anche nell’osservatore meno interessato, la necessità di un nuovo tipo di contatto – maggiormente inclusivo e stimolante – con l’artista e la sua produzione.

VIDEO: Claude Monet Paintings in Motion - www.lucaagnani.com

Probabilmente, quindi, l’analisi critica non dev’essere indirizzata al mezzo quanto al contenuto che esso veicola, e in tal senso l’impegno degli artisti che operano con il virtuale dovrebbe essere orientato verso la produzione di contenuti che siano sì accessibili e stimolanti, ma soprattutto connaturati di profondi valori umani. Solo senza che l’opera rinunci ad essere veicolo di valori individuali e collettivi, infatti, è possibile che essa divenga medium efficace per la loro diffusione tra le persone e rappresenti uno strumento di riflessione e di interpretazione della realtà.