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FRANCA D’AGOSTINI – “Possiamo e dobbiamo diventare tutti filosofi, per sopravvivere in democrazia”

Come risolvere il problema delle fake news? Ha senso parlare di verità nel 2020, dopo il crollo inesorabile degli idoli cominciato nell’Ottocento e sancito dal secolo scorso? Il concetto di verità è compatibile con le nostre democrazie liberali? Ne abbiamo parlato in una video intervista (versione integrale in inglese disponibile in fondo a questo articolo, ndr) con la filosofa Franca D’Agostini, già allieva di Gianni Vattimo e massima esperta in Italia di teorie della verità, a cui ha dedicato diversi libri di successo, alcuni dei quali tradotti in varie lingue.

Dagli albori della civiltà - quando i primi esseri umani muovevano i primi passi nel campo del pensiero, e da dove poi sarebbero sgorgate metafisica e religione - fino all’oggi contrassegnato dal dominio incontrastato della tecnica, in realtà non è cambiato nulla. Ieri come oggi gli esseri umani hanno un disperato bisogno di verità. Non tanto il bisogno di sapere (conoscere la verità) ma di non essere manipolati, ingannati, e di non ingannare se stessi.

D’altronde, verrebbe da chiedersi, chi vorrebbe vivere una vita di errore, inganno e auto-inganno?

“Semmai - afferma Franca D’Agostini - è cambiato il nostro atteggiamento nei confronti della verità. Tendiamo a usare questo antico concetto filosofico in modo diverso, ci rendiamo conto della sua importanza, e delle difficoltà di usarlo senza danno per noi stessi e per gli altri”.

Oggi viviamo nell’era della digitalizzazione, la quale ci mette a disposizione una grande quantità di informazioni, una quantità impensabile fino a pochi decenni fa.

“La digitalizzazione in sé - precisa D’Agostini - non è buona o cattiva: è un destino, è un portato inevitabile dell’evoluzione della specie umana”.

È stata creata precisamente per orientarci nella grande quantità di informazioni di cui disponiamo, visto che rende possibile maneggiare e confrontare molti dati.

“Poi - prosegue - come spesso avviene, la soluzione ha creato un nuovo problema, e ci troviamo così di fronte alla grande massa dei byte da cui siamo assaliti ogni giorno”.

“Però - aggiunge - crescita di informazioni e comunicazioni vuol dire crescita di falso, mezzo-falso, quasi-vero, vero; ma vuol dire anche crescita di strumenti per distinguere il vero dal falso. Così, in fondo, finiamo pari: abbiamo le risorse per orientarci, e prima o poi riusciremo a servircene”.

Da queste affermazioni, si deduce che tutto dipende da come usiamo il concetto di verità.  

“La presunta inimicizia o incompatibilità tra verità e democrazia - afferma la filosofa - è il frutto di un fraintendimento”.

Autori come Rorty e Vattimo hanno insistito molto sulla tensione tra verità e democrazia. Evidentemente, però, non parlavano del concetto di verità, ma dell’uso dogmatico che ne facciamo, ossia della tendenza a scambiare per verità le proprie opinioni. “I concetti sono innocenti”, dice D’Agostini.

“In realtà - sottolinea Franca D’Agostini - come abbiamo sostenuto in La verità al potere, il libro scritto l’anno scorso con Maurizio Ferrera, il concetto di verità è uno standard inevitabile del liberalismo democratico”.

E questo in base a un semplice argomento. Chiediamoci, infatti: “perché siamo dell’idea che la libera discussione e la libera circolazione delle opinioni siano una buona cosa? La prima risposta è: perché le verità di cui disponiamo soggettivamente sono per lo più incerte e incomplete e, il confronto libero con gli altri è il primo strumento di cui disponiamo per raggiungere verità più ampie e più solide”.

Il liberalismo, che ci apre al confronto dei punti di vista diversi, ci è dunque di aiuto per soddisfare il nostro bisogno di verità.

“Un liberalismo - sostiene la filosofa - che pur tuttavia trascura o dimentica l’importanza della verità e agisce contro le proprie stesse ragioni”.

Da questo punto di vista, a ben guardare, il concetto di verità è la base stessa della democrazia. Per D’Agostini, è necessario alla democrazia: “non come il cibo per la vita, ma come l’acqua per la pioggia”. È il costituente, la materia stessa di cui è fatta la vita democratica.

Ciò è ancora più sorprendente se si considera che, attualmente, le nostre democrazie stanno subendo il problema della mancanza di verità, minacciate dall’inquinamento portato dalle fake news. Qui, però, bisogna stare attenti a focalizzare bene l’immagine che abbiamo davanti.

Innanzitutto, “le fake news non sono falsità”, afferma Franca D’Agostini.  “Si tratta, piuttosto, di notizie che simulano di essere vere, di essere ciò che in realtà non sono, un po' come i soldi falsi: una fake news è una non-notizia, simula di essere una notizia ma non lo è”.

“Le fake news - sottolinea - sono costruzioni complesse, racconti, e come tali contengono alcune verità, così come alcune falsità. Ciò che le rende credibili è proprio quella parte di verità che contengono”.

Tuttavia, si tratta di un problema inevitabile. Ogni nostro racconto di un fatto, non potrà essere mai così preciso da evitare alcune inesattezze, lasciando pertanto spazio alla falsità. Quello che possiamo fare è esserne semplicemente consapevoli.

“In questo senso - sostiene D’Agostini - se ci preoccupiamo delle fake news, stiamo già incominciando a risolvere il problema”.

Ma non è, questo, un compito troppo difficile, per filosofi? I normali cittadini possono assolvere un tale compito?

Per Franca D’Agostini, se si intende la filosofia come arte della verità - così come la intendevano Platone e Aristotele, i quali si definivano amici della verità - allora sì, dovremmo diventare tutti filosofi. “Un filosofo - afferma - è amico della verità come un artista è ‘amico’ del suo materiale: per esempio, il marmo per uno scultore. Il materiale di un artista, a volte, non è così facile da trattare. Uno scultore ama il marmo ma, anzitutto, lo rispetta, ne conosce il potere e, a volte, lotta contro la sua resistenza”.

Essere amici della verità significa, dunque, avere attenzione e rispetto per questo antico concetto, conoscere i rischi legati al suo uso dogmatico.

“Ma per essere filosofi in questo senso - sottolinea D’Agostini - come artisti della verità, non è necessario studiare filosofia. Anzi, tutti potremmo/dovremmo diventare filosofi, e molti di noi stanno già, in fondo, incominciando ad esserlo”.

È questa idea di platonismo democratico che la filosofa intende difendere: “La vera democrazia è filosofia al potere, ma non nel senso di considerare i filosofi come una speciale classe di intellettuali, come pensava Platone, e neppure nel vedere il potere della filosofia in quanto disciplina o scienza, come pensava Hegel, ma nel senso di poter essere noi tutti filosofi: cittadini e governanti, diventati artisti della verità”.

Video-intervista integrale in inglese

In copertina: Franca D’Agostini
materiale audiovisivo per gentile concessione della Cambridge University Italian Society