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ALFONS MUCHA – Dall'Art Nouveau al Liberty, simbolo della Belle Époque

Il 14 luglio 1939 moriva a Praga Alfons Mucha. Sono trascorsi 80 anni ma se dovessimo considerare Mucha unicamente come uno dei maestri dell’Art Nouveau non avremmo colto l’essenza della personalità del pittore moravo che, nell’ultimo scorcio del diciannovesimo secolo, si impose a Parigi e la cui fama si diffuse rapidamente in Europa e negli Stati Uniti, facendone un simbolo della Belle Époque. Ma non solo….

I fiori (serie), 1898

Nato a Ivančice il 24 luglio 1860, figlio di Ondřej, impiegato giudiziario, e di Amálie, ex istitutrice, fin da piccolo Alfons aveva dimostrato di possedere un’innata inclinazione artistica.

Nel 1879 entrò nella ditta Kautsky-Brioschi-Burghardt che produceva scenari per il teatro e sipari. Perso il lavoro viennese a causa di un devastante incendio, incontrò (1882/83) a Mikulov, città della Moravia meridionale, il conte Eduard Khuen-Belasi, suo primo mecenate, che giocò, dal 1883 al 1889, un ruolo decisivo per la sua carriera artistica.

Il conte offrì a Mucha il compito di decorare il castello di Emmahof a Hrušovany e, in seguito, quello di Gandegg, in Tirolo. Con l'aiuto finanziario del nobiluomo, Mucha ricevette la sua formazione artistica prima a Monaco e poi a Parigi. Per il giovane Alfons il conte era una “grande autorità morale”: a lui si deve l’introduzione di Mucha alle idee massoniche.

Nel 1887 Alfons si trasferì a Parigi per studiare presso l’Académie Julian e poi presso l’Académie Colorossi. Nel 1889 cessò bruscamente l’aiuto economico del conte: una decisione intesa come "una medicina amara" per incoraggiare l'artista ad essere indipendente.

Autoritratto, fine anni 1880

Nel 1890 Mucha fu presentato a Madame Charlotte Caron attraverso il pittore polacco Władysław Ślewiński. La Crèmerie di Madame Charlotte era il punto d'incontro per una cerchia di studenti che potevano da lei mangiare a credito e pagare con i loro quadri.

Qui Mucha frequentò Paul Sérusier e conobbe Paul Gauguin, il compositore britannico Frederick Delius, il drammaturgo e scrittore svedese August Strindberg, assistendo nel frattempo al rapido avanzare della bellezza di una città che si stava preparando ad una nuova età, con la costruzione della Tour Eiffel e con altri progetti voluti per l’Esposizione universale.

Sarà però una donna a cambiargli la vita, determinando il suo percorso artistico: Sarah Bernhardt, “la Divina”, la più grande personalità del mondo dello spettacolo di quegli anni.

Gismonda (dettaglio), 1894

Era il Natale 1894 e la Bernhardt stava per debuttare nella pièce teatrale Gismonda. Tante le proposte ricevute per realizzare il manifesto dello spettacolo, ma nessuna di suo gradimento.

Mucha realizzò il manifesto, tenendo presente le composizioni allegoriche con figure solitarie di donne idealizzate come i grandi dipinti di soggetto storico con ambientazioni teatrali: due stili propri dei suoi primi maestri parigini (Jules-Joseph Lefebvre e Jean-Paul Laurens) ma aggiungendovi del proprio, fondendo influssi bizantini con stilemi art nouveau. Il risultato fu qualcosa di “spaventosamente moderno”.

Il manifesto di Gismonda riempì le strade di Parigi il primo gennaio del 1895, riscuotendo un successo immediato, e la diva offrì a Mucha un contratto di sei anni per la produzione di costumi, scenografie e manifesti. In tutta la Francia si cominciò a parlare dello “stile Mucha”.

Illustrazioni e copertine per libri e riviste, calendari, cartelloni pubblicitari, pannelli, quadri, ritratti, decorazione d’interni, oggettistica e gioielli preziosi, statue, progetti architettonici, la versatilità e la produzione artistica di Mucha, corroborate da un talento eccezionale e da una notevole abilità professionale, non conobbero limiti.

La sua produzione artistica, è qualcosa che va ben oltre la purezza della linea, la perfezione della forma o la preziosità della decorazione.

La sua concezione dell’arte rimase arte intesa come lavoro, tanto da pubblicare nel 1902 un “manuale per gli artigiani” che mostrava tutti i modelli necessari per creare uno stile Liberty e che prese il nome di Documents décoratifs.

Egli volle trasmettere un ideale di bellezza che tutti fossero in grado di comprendere, una bellezza che parlasse dello spirito e allo spirito dell’uomo.

Video: Tributo a Mucha, di Tomàs Sala Robinat

Ad uno sguardo attento, infatti, nelle sue opere si distinguono simbologie profonde, indice di conoscenze di carattere iniziatico: Alfons venne iniziato al Grande Oriente di Parigi nel 1898, in seguito diventò assiduo promotore della Massoneria ceca, fondando la Loggia Jan Amos Komensky (1919).

È di questi anni l’opera che più riflette le sue conoscenze in campo esoterico: Le Pater, volume illustrato pubblicato a Parigi nel 1899.

L’artista era ospite abituale del ‘salotto particolare’ della baronessa Adèle von Rothschild. Nel 1904, la Baronessa organizzò la prima visita di Mucha in America e il suo arrivo conquistò le prime pagine dei giornali americani. In quell’anno l’artista incontrò Charles Richard Crane, ardente sostenitore del nazionalismo pan-slavo, dal quale in seguito cercò sostegno finanziario per il suo straordinario progetto dell’Epopea Slava.

Le eleganti decorazioni ispirate agli elementi naturalistici e l’inconfondibile scrittura che lo avevano reso celebre in tutta Europa, agli inizi del nuovo secolo cedettero il passo a immagini più crude e realistiche, espressione di un disagio interiore, di una crisi esistenziale e artistica legata, in parte, alla situazione politica del suo Paese, ancora parte dell’impero asburgico.

Gli ideali e il patriottismo lo accompagnarono sempre e, nei primi anni del nuovo secolo, divennero motivo di studio e di viaggi attraverso le terre slave, alla ricerca di elementi per la realizzazione di quell’opera grandiosa che avrebbe dovuto esaltare tutta l’etnia slava.

Nacquero le venti grandi tele dell’Epopea Slava, che gli costarono diciotto anni di lavoro nel castello di Zbiroh, dove aveva allestito il suo atelier e l’abitazione per la famiglia.

Introduzione alla liturgia slava, Epopea Slava n. 3, 1912

Al termine della Prima Guerra Mondiale, quando la Cecoslovacchia divenne nazione indipendente, all'artista fu commissionata la realizzazione grafica di monete, francobolli, documenti governativi.

In quegli anni Mucha riuscì a trovare i finanziamenti per portare a compimento la sua Epopea Slava, che venne esposta per la prima volta nel 1928. Tre anni più tardi, gli fu commissionata una vetrata, dedicata ai santi Cirillo e Metodio, nella Cattedrale di San Vito a Praga.

Quando il 15 marzo 1939 i tedeschi invasero la Cecoslovacchia, Mucha ricopriva un ruolo di guida nella massoneria ceca. Questa condizione, insieme alla colpa di essere patriota, fu la ragione per cui fu uno dei primi ad essere arrestati dalla Gestapo. A causa dei pesanti interrogatori e dell’età avanzata, anche se rilasciato, morì a Praga il 14 luglio 1939. Le sue spoglie riposano nel monumentale cimitero di Vyšehrad insieme a quelle di Smetana, Dvořák,  Čapek e Jan Neruda.

In copertina: Le stagioni, Estate (dettaglio), Litografia (1896)