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THE TREASURE OF HIS YOUTH - Il fotografo Paolo Di Paolo in un documentario di Bruce Weber

Viviamo in una società in cui è costante la necessità di fotografare se stessi, le nostre esperienze e i nostri attimi di vita più intimi. Siamo così tanto immersi nelle fotografie da dimenticare quanto esse non siano soltanto cornici della realtà, ma arte da cui trarre riflessioni e insegnamento. 

Come se fossimo in un vortice di continua competizione, non fotografiamo più per conservare con riserbo i nostri ricordi, ma per metterci in mostra. Del resto, è questo ciò che succede da quando le reti sociali sono entrate a far parte della nostra quotidianità.

Per non parlare di come, negli ultimi anni, non è mancato un accentuarsi di problemi sociali già esistenti: giovanissimi che non si ritengono all’altezza di canoni di bellezza persistenti, ricorrendo così a un uso spasmodico di filtri e applicazioni, che modificano i reali connotati fisici. Sembra che non ci sia più il tempo di soffermarsi a cogliere l’anima dietro ai propri corpi e l’essenza del mondo che ci circonda. 

Il documentario The Treasure of His Youth, presentato lo scorso ottobre durante la sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, non solo mi ha fatto scoprire il fotografo Paolo Di Paolo ma mi ha posto di fronte a una riflessione quanto mai importante al giorno d’oggi: qual è il messaggio che deve trasmettere la fotografia? Cosa dobbiamo imparare dai grandi maestri che ci hanno lasciato e ci lasceranno immagini capaci di segnare epoche? 

Realizzato dal fotografo e regista Bruce Weber (già candidato all’Oscar per Let’s Get Lost), The Treasure of His Youth racconta dell’uomo, del padre e del foto-giornalista autodidatta Paolo di Paolo. Attratte sin da subito dalla trama del film e con la scusa di rivederci dopo tempo, insieme ad un’amica abbiamo deciso di acquistare i biglietti. Del resto mi sento di dire che, per attitudine professionale, la curiosità di conoscere la storia e il lavoro di Paolo Di Paolo è stata più che appropriata. 

Oggi novantacinquenne, Paolo di Paolo si trasferisce a Roma da giovanissimo, dove inizia la sua breve ma intensa carriera foto-giornalistica. Collabora con Il Mondo e il Tempo Illustrato, immortalando un Paese che dopo la guerra si appresta a vivere il boom economico. Non solo, perché i suoi scatti abbracciano la cultura e il cinema di quell’Italia che vede nascere la dolce vita: dalle collaborazioni con Pier Paolo Pasolini che raccontano le invidiate “vacanze italiane”, agli scatti in cui ritrae i grandi dello spettacolo di quegli anni tra cui Anna Magnani, Grace Kelly, Elizabeth Taylor, Marcello Mastroianni, Sophia Loren o, ancora, Giorgio De Chirico, Ezra Pound, Tennessee Williams e molti altri. Per non parlare, poi, delle fotografie che ritraggono Alberto Moravia mentre intervista Claudia Cardinale, Anita Ekberg appena uscita dalla Fontana di Trevi nella Dolce Vita di Fellini o Luchino Visconti con Mina. 

The Treasure of His Youth non è soltanto l’esaltazione di una carriera accompagnata da grandi nomi del panorama culturale, ma la testimonianza di un uomo da cui poter trarre insegnamenti importanti. Un uomo che non si è piegato alle sofferenze psicologiche inflitte dalla dittatura fascista, che ha continuato ad immaginare una realtà in cui poter essere libero di seguire i propri sogni, e che ha accolto con entusiasmo la libertà di scoprire quel mondo in precedenza solo immaginato. Toccanti sono i suoi scatti di quell’Italia che a fatica riparte, contraddistinta da un forte divario tra ricchezza e povertà. Emozionante, poi, il momento in cui ricorda lo sguardo fiero di un bambino in evidente stato di abbandono che fotografa a fatica, ma con la consapevolezza che la sua missione sia proprio quella di dover lasciare una forte testimonianza.

Un uomo sì, ma anche un padre che ha seppellito in cantina i suoi scatti e che ha raccontato ai suoi figli della sua carriera solo dopo che Silva (sua figlia) li ha trovati per caso. Proprio grazie a lei, le fotografie di Paolo Di Paolo sono tornate ad avere la loro identità: interviste, mostre, libri e l’incarico di fotografare il backstage della sfilata Haute Couture di Valentino a Parigi, nel 2020. È stato così che sua figlia ha restituito l’amore e gli insegnamenti di vita che ha ricevuto da quel padre che le ha sempre ricordato quanto ci siano occasioni in cui è necessario peccare di sana modestia. 

Attraverso la passione di un ragazzo nato a Greensburg (Pennsylvania), che con il cinema si è innamorato dell’Italia che Paolo Di Paolo ha fotografato, Weber dà voce al fotografo, lo intervista e ridà vita anche a quei momenti intensi vissuti con Pasolini mentre scattava fotografie per il suo reportage, di quelli con la Magnani che, da sempre reticente a mostrarsi, aveva scelto proprio lui per ritrarre la sua vita privata. Con il suo immancabile calice di vino Di Paolo, in questo documentario, mostra la sua sensibilità pur celandola dietro una facciata di risolutezza.

Ma cosa mi ha lasciato davvero The Treasure of His Youth, oltre che una riflessione su quanto sia importante, nella società in cui viviamo, riscoprire la vera essenza e missione della fotografia? Che bisogna saper scegliere con cura quali siano i compromessi a cui non scendere e che occorre sapersi fermare in tempo per non calpestare i propri principi e la propria dignità.

Sì, perché Paolo Di Paolo ha scelto di rinunciare alla sua carriera quando Il Mondo e il Tempo Illustrato chiusero e, insieme a loro, la fotografia di qualità che rivoluzionò il giornalismo italiano moderno. Un uomo come lui non seppe cedere a quelle strade meno nobili in cui il pettegolezzo era la chiave di immagini usa e getta. 

Paolo Di Paolo amava il suo lavoro ed ha saputo aspettare che fosse il tempo a restituire un ruolo di primo piano ai suoi intramontabili scatti. 

In copertina: uno scatto di Paolo Di Paolo
immagine di repertorio