Dal treno ho visto una luce
che si ergeva sulla terra ramata,
proprio come il cavaliere viola che nasce
dall’ultimo fuoco.
Si avvicinava, al galoppo
sulla pianura mardorlata,
dove le pietre distrutte tessevano il loro dolore
e la sua forza.
E nel crepuscolo solido, vigile,
volevo lasciare un bacio momentaneo.
Solo una carezza dell’alito
che l’implacabile invisibilità
del senso
dimenticò nella radice della terra.