ANNA ZHANG - Dalla vittoria a MasterChef Italia alla visione di un futuro senza barriere
Figlia dell’incontro tra culture diverse, Anna Yi Lan Zhang - vincitrice della 14^ edizione di MasterChef Italia - vede il futuro come contaminazione e integrazione: la stessa che contraddistingue tutti i suoi piatti. Nata a Milano ma cresciuta in Veneto, Anna fonde la laguna alle sue origini cinesi, dando voce alla propria storia personale e ad una sinfonia di ricordi che prendono vita attraverso un linguaggio fatto di sapori equilibrati e cura del prossimo.
Con il cuore sempre rivolto alla sua famiglia, trasferitasi in Italia per darla alla luce, la chef permea la sua cucina di un’etica gastronomica rispettosa della natura e delle culture. L’unione di tradizioni e radici differenti è la chiave di lettura del suo lavoro che, portato avanti con passione e tanta curiosità, trova la massima espressione nell’unione e nell’integrazione dei piatti.
In un dialogo profondo e appassionato, scopriamo la storia di Anna, il valore dei legami familiari e i suoi desideri per il futuro, facendo il punto della situazione sulla disparità di genere all’interno delle cucine.
La cucina è una grandissima forma di espressione. Cosa dice di lei?
Cucinare per me è un gesto d’amore, significa essere generosi e avere cura. Credo profondamente che il cibo sia la migliore terapia naturale: se impariamo a conoscerlo e a usarlo nel modo più efficace, possiamo stare meglio tutti i giorni e aiutare chi ci è vicino.
È anche un atto creativo in cui do forma a emozioni e pensieri, proprio come dipingere. Attraverso i sapori e i profumi, rievoco ricordi, legami familiari e le mie radici, mantenendo viva la mia storia personale.
Quanto la sua infanzia e i suoi ricordi fanno parte di questa sua passione?
Inevitabilmente è qualcosa che ho assorbito per osmosi da mia madre: lei è una grande cuoca e soprattutto una grande inventrice di piatti fusion. Ci sono sapori e odori che mi riportano subito alla mia infanzia, come le melanzane alla soia e origano.
Le sue origini cinesi si intersecano con la laguna veneta, dove è cresciuta. Come riesce a rappresentare a pieno questo connubio all’interno delle sue preparazioni?
La mia cucina esprime unione e integrazione nei piatti; parla di una terra che è figlia dell’incontro necessario tra culture diverse, proprio come sono io. È una cucina delicata ma con carattere. È poco elaborata e concentrata principalmente su pietanze servite fresche. I piatti risultano saporiti, ma allo stesso tempo equilibrati. Si tratta di una cucina che vuole vivere in armonia con la natura. Sono sapori autentici, come lo sono la cucina cinese e quella veneta.
Qual è il piatto che la rappresenta al meglio?
L’antipasto che ho preparato in occasione della finale di MasterChef Italia, dal nome “albero della vita” (composto da chips di riso, capasanta marinata agli agrumi, caviale di limone, rafano bianco giapponese, mela e aioli alla menta, ndr): rappresenta il mio sogno, la mia idea di oasi, un albero della conoscenza in cui si scopre l’armonia perfetta tra gli esseri umani e la natura.
Ci sono barriere che la sua cucina tenta di abbattere?
Le barriere esistono se le vogliamo vedere e io sono in una fase della mia vita in cui non le vedo più. Le cose sono cambiate molto da quando ero piccola: una volta andare al ristorante cinese era un evento occasionale, per pochi; ora chiunque ha la salsa di soia nella propria dispensa e conosce il sapore dei ravioli cinesi o dei noodles.
Il mese scorso è uscito un film italiano che parla della storia d’amore di due giovani e delle loro radici: lei cinese e lui romano. Il futuro parla di contaminazione e integrazione.
Come vede la disparità di genere all’interno della cucina? Pensa che le chef donne abbiano più difficoltà ad affermarsi?
È un tema molto complesso e carico di contraddizioni poiché le donne sono tradizionalmente associate alla cucina domestica ma nei ristoranti professionali affrontano ostacoli culturali, ambienti sessisti, difficoltà di conciliazione tra lavoro e vita privata, nonché minore visibilità nei media e nei premi. Fortunatamente, però, negli ultimi anni qualcosa sta cambiando: sempre più donne stanno emergendo come chef di alto livello, promuovendo una leadership più inclusiva, collaborativa, lontana dal modello gerarchico e autoritario che ha dominato per decenni, e contribuendo a trasformare la cultura della cucina professionale.
Determinazione, risolutezza ed entusiasmo sono indubbiamente caratteristiche che fin dalla prima puntata di MasterChef Italia l’hanno contraddistinta. Chi o cosa ha fatto sì che i suoi occhi fossero sempre puntati sull’obiettivo?
Ero lì per raggiungere un traguardo e dimostrare a me stessa di esserne capace. Ero lì per la mia famiglia e per le persone che amo, per stabilire un nuovo punto di partenza. Non ho mai dimenticato tutto ciò durante il mio percorso, e questo pensiero mi ha dato la forza per non mollare mai.
Cosa ha significato per lei la vittoria della 14^ edizione di MasterChef Italia?
La felicità di aver concluso quel percorso con la vittoria è indescrivibile. In primo luogo, è stata una sfida con me stessa: come ogni essere umano sentivo l’esigenza di dimostrare qualcosa, di essere capace e all’altezza delle aspettative. Avevo bisogno di provare a me stessa di essere una persona volenterosa, in grado di raggiungere gli obiettivi.
Inoltre, è stato come chiudere un cerchio, raccogliendo i frutti dei sacrifici dei miei genitori che hanno cambiato la direzione della propria vita per darmi alla luce. E si sa che per i genitori non c’è cosa più grande del vedere i propri figli realizzarsi.
Cosa la aspetta adesso? Quali sono i desideri per il futuro?
Sono molto entusiasta per il futuro: oltre a continuare a perfezionarmi in cucina ho in mente diverse idee che vorrei realizzare. L’oasi è sicuramente il mio sogno più grande (un ambiente olistico in cui unire cucina, arte e musica, dove l’uomo può riconnettersi con la natura, ndr), ma sono anche consapevole che per fare bene le cose non bisogna saltare i passaggi intermedi che sono fondamentali per costruire basi solide. Il programma mi ha fornito una grande carica per catapultarmi in tutto ciò che catturerà la mia attenzione: la curiosità è da sempre stata la mia fortuna.
Qual è il filo conduttore tra cucina e astrologia nel suo nuovo libro Pentole e zodiaco. Il mio gioco da tavola?
Lo zodiaco mi ha sempre affascinata, poiché racchiude in sé qualcosa di magico. Così ho pensato di giocare con il lettore invitandolo a scoprire la parte asiatica di sé attraverso lo zodiaco cinese, come d’altronde è accaduto a me. Anche nei gusti e negli ingredienti ogni segno ha delle particolari affinità ed è proprio a questo che ho cercato di dare una mia interpretazione.
In copertina: Anna Zhang © Federico Manusardi
immagini per gentile concessione di Anna Zhang