ENRICA MARIA GHIA – Donne che cambiano il mondo

ENRICA MARIA GHIA – Donne che cambiano il mondo

Negli anni Settanta, negli Stati Uniti, in un periodo di grande fermento giovanile e femminile, nasce l’International Women’s Forum: un’iniziativa volta a dare voce alle donne leader e a promuovere la parità di genere nei mondi politico, economico, imprenditoriale, accademico e scientifico, attraverso l’esempio delle prime che avevano “sfondato il tetto di cristallo”.

Le pioniere furono Elinor Guggenheimer, Muriel Siebert, Muriel Fox e Eleanor Holmes Norton. Oggi IWF è una rete di oltre 8000 donne – scienziate, astronaute, manager, politiche – provenienti da tutto il mondo, unite da obiettivi comuni e da un fortissimo collante internazionale. Speaker d’ispirazione come Anna Wintour, Condoleezza Rice e molte altre ne fanno parte.

Enrica Maria Ghia, avvocata romano-milanese, presiede il gruppo italiano di IWF e racconta i modelli e gli orizzonti dell’essere donna che possono cambiare il mondo. Una consapevolezza, la sua, che viene da lontano.

Un lavoro impegnativo, tre figli, ma la voglia di guardare oltre e di focalizzarsi sull’impegno?

Mi occupo di diritto societario, gestisco uno studio con due sedi, a Milano e Roma. Ho due figli e una figlia, ma sono cresciuta in una famiglia in cui ci è stato insegnato che abbiamo una responsabilità verso gli altri. Non siamo molecole isolate: ci relazioniamo con le persone. Mi sono sempre occupata di beneficenza e di sostegno alle donne in difficoltà, collaborando con diverse realtà, come The Circle Italia, la rete creata da Annie Lennox. Dal 2023 sono Presidente dell’International Women’s Forum per il Nord Italia.

A quali modelli femminili si ispira?

Alle donne della mia famiglia. Mia bisnonna, Leonarda Vaccari, fu promotrice dell’Istituto che ancora oggi porta il suo nome, a Roma. All’epoca era una realtà privata, oggi è pubblico, ma la nostra famiglia continua a esservi fortemente coinvolta. Fu fondato nel 1936, in un periodo di guerre, quando nessuno pensava alla condizione delle persone con disabilità. Anche l’altra mia bisnonna, Enrica Dandini de Sylva – da cui prendo il nome – si occupava di relazioni e possedeva il brevetto di pilota. Mia madre, Saveria Dandini de Sylva, è tuttora Presidente dell’Istituto Leonarda Vaccari. E poi c’è mia zia Serena, sorella di mia madre, che ha portato la satira femminile in televisione con La TV delle ragazze.

Parlando di International Women’s Forum nato negli Stati Uniti e attivo da oltre 50 anni: cosa fa oggi e come si è evoluto dai tempi delle fondatrici?

Rappresenta la naturale evoluzione della visione di oltre mezzo secolo fa. L’obiettivo è sempre lo stesso: sostenere e valorizzare le donne leader, promuovere la sorellanza, l’aiuto reciproco e la creazione di connessioni tra donne in ruoli chiave, fornendo modelli positivi. Se si considera che tra le fondatrici c’era anche Eleanor Holmes Norton, avvocata e politica afroamericana, si capisce quanto fossero lungimiranti su temi come la diversity & inclusion. Oggi siamo presenti in 35 Paesi, con oltre 8.000 donne nella nostra community globale. C’è sicuramente più consapevolezza rispetto al passato.

Qual è il vostro obiettivo oggi?

Mettere in rete le donne leader di diversi Paesi, affinché possano fare la differenza nel mondo. Parliamo di miglioramento, non solo di cambiamento: ci sono risultati positivi da difendere, ma è necessario puntare a un continuo progresso sociale. Le conferenze che organizziamo sono momenti di scambio, di creazione di sinergie, di apprendimento. Ci sono anche incontri più ristretti e informali – come i MeetUp o i Dine Around – in cui la conoscenza reciproca si approfondisce. E quando questi incontri si svolgono in Asia o in Africa, il confronto è ancora più arricchente.

Quali sono le donne incontrate in IWF che l’hanno maggiormente ispirata?

Ho avuto la fortuna e la responsabilità di diventare presto Presidente all’interno dell’IWF. Questo mi ha permesso di partecipare da subito agli incontri internazionali, ed è difficile scegliere tra così tante donne straordinarie.

Tutte sono molto interessanti. Non si tratta di incontri settoriali: ci si confronta con donne provenienti dagli ambiti più diversi, ed è evidente come, insieme, rappresentiamo una forza economica, scientifica e sociale enorme. A Helsinki, ad esempio, ho conosciuto Carolyne Carter, CEO di importanti realtà e figura centrale della comunicazione negli Stati Uniti. A Hong Kong ho incontrato Vivian Lau, minuta ma potentissima, CEO di Pacific Air Holdings e attiva su più fronti. A Seattle ho conosciuto Alice Shobe, da sempre impegnata nel terzo settore e oggi Global Social Impact Leader di Amazon: sta portando avanti importanti progetti di social housing per dipendenti e persone in difficoltà.

Guardando alle giovani generazioni: è ancora difficile, oggi, raggiungere posizioni di rilievo?

Oltre alle conferenze globali, ogni Forum organizza attività diverse. Noi promuoviamo progetti di mentorship nelle aziende – rivolti sia a ragazzi sia a ragazze – per valorizzare i talenti e proporre percorsi professionali. Interveniamo come speaker in eventi e collaboriamo con le università.

Le ragazze di oggi puntano ancora all’indipendenza, alla realizzazione, alla leadership? O danno questi traguardi per scontati?

Ogni volta che incontriamo le giovani leader del futuro, ci ringraziano. Sono attente, partecipi, curiose. Penso che siano più rilassate perché oggi la convivenza tra i generi è migliorata. Più serene non significa meno consapevoli. All’inizio della carriera, al primo giorno di lavoro, partono alla pari. Le ragazze valide, ben preparate, sono tante. Ma nel percorso professionale emerge ancora un ambiente non del tutto equo: si vede nel trattamento, nell’accesso alle opportunità. Essere donna richiede ancora attenzione e lucidità.

Quindi c’è ancora molto lavoro per una realtà come IWF?

Si, c’è ancora un grandissimo bisogno.

In copertina:
Enrica Maria Ghia © Eolo Perfido
immagini per gentile concessione di E.M. Ghia

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