ENRICO MAZZONE – Una Divina Commedia lunga 700 anni

ENRICO MAZZONE – Una Divina Commedia lunga 700 anni

Enrico Mazzone, classe 1982, torinese di nascita, finlandese di adozione, sta realizzando un disegno dedicato a Dante Alighieri che sarà pronto nel 2021, a 700 anni dalla morte del poeta fiorentino.

L’opera è realizzata su un enorme supporto cartaceo lungo 97 metri e largo 4 e racconta il viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso con un tocco personale.

Quando parlo al telefono con Enrico capisco subito che è un artista vero. Non lo dico con retorica; fa l’artista perché gli piace e ci è riuscito, dopo anni in cui ha avuto anche la paura di non farcela. L’amore per il Nord Europa, l’umiltà e il pragmatismo nell’accettare lavori che in apparenza con l’arte non c’entrano molto, fanno invece di Enrico Mazzone un artista completo, che è artista tutti i giorni, non solo quando disegna o realizza opere e, anche per questo, riporta nelle sue creazioni artistiche gran parte del suo vissuto.

Già da bambino Enrico è attratto dall’arte, anche se frequenta il liceo scientifico. La passione lo porta però, dopo la maturità, all’Accademia delle Belle Arti di Torino, dove si laurea in scenografia.

Enrico Mazzone

Enrico Mazzone

“Vedevo nel teatro e in quel percorso un modo per essere artista ma avere, allo stesso tempo, una vita normale, consapevole del fatto che comunque fosse difficile. Ho avuto una grande formazione teorica riguardo alla drammaturgia ma, l’aspetto che mi ha sempre affascinato di più, era lo studio dei costumi teatrali e, di conseguenza, la caratterizzazione dei personaggi. Il teatro nordico, in particolare, mi incuriosiva e così dopo la laurea specialistica sono finito proprio nel nord Europa”.

Oslo, Laavrik in Norvegia, Carlsberg, Berlino, un ritorno a Firenze, una tappa a Reykjavik e poi Rauma, in Finlandia, con una piccola parentesi teatrale a Ringkobing, in Danimarca. Questo il breve riassunto dei suoi spostamenti.

Mazzone porta in giro per il Vecchio Continente il suo sogno di essere artista e, nel cuore, conserva i lavori torinesi, svolti dopo la laurea.

“Avevo studiato anche il disegno della scenografia e della sua realizzazione tramite pianta prospettica ma a rapirmi, lo ripeto, è sempre stato l’aspetto psicologico del teatro. I personaggi che, tramite i costumi, dovevano prendere corpo e forma: era sufficiente fossero progettati tramite semplici bozzetti, che io invece tendevo sempre ad arricchire di particolari e dettagli”.

La parte empatica ed emotiva del teatro, unita alla passione per la litografia, per l’incisione e per la tecnica della puntinatura, gli fanno venire l’idea di realizzare un’opera che riguarda la caratterizzazione dei personaggi per antonomasia: la Divina Commedia.

“L’idea di realizzare quest’opera mi è venuta nel 2015, quando sono tornato dalla Groenlandia, dove le costellazioni, i boschi infiniti e il paesaggio in generale mi avevano ispirato. Ero restato cinque anni fuori dall’Italia e l’esilio, non obbligato ma simile a quello di Dante, mi ha fatto riflettere sulle stelle che mi circondavano e mi ricordavano il paradiso. Fino ad arrivare poi ai boschi e ai laghi - insidiosi, bui e a tratti ostili e tenebrosi - che mi hanno ricordato il purgatorio e l’inferno. Non ci ho pensato troppo. Ho trovato una cartiera che mi ha fornito il foglio, su cui tutt’oggi lavoro, e mi sono messo all’opera”.

La tecnica prediletta dall’artista, nel corso della sua carriera, è sempre stata quella del disegno, con il fine di creare composizioni figurative non iperrealistiche ma influenzate dall’immaginario fantastico del periodo tardo gotico e rinascimentale.

“Il passaggio tra la fine di un’era e l’inizio di un’altra mi intrigano e mi affascinano. Un’immagine che non si può spiegare a parole: per me è sempre stata fonte d’ispirazione”.

Dalle dodici alle quattordici ore al giorno sdraiato tra Paolo e Francesca, Caronte, Ulisse e il mal di schiena, hanno così permesso a Mazzone di diventare un artista a tempo pieno. La tecnica della puntinatura si ripete in modo paziente e meticoloso, ricalcando il viaggio dantesco ma senza nessun Virgilio a fargli da guida.

“Operando da solo, a volte è difficile organizzare il lavoro, anche se sono molto libero. Non voglio essere un artista indipendente a tutti i costi. Mi rendo conto che a volte un collaboratore mi farebbe comodo ma adesso riesco ancora a gestirmi e mi va bene così. Ringrazio, però, Marco Miccoli, con cui sono venuto in contatto l’anno scorso: è lui che mi permetterà di esporre l’opera nel febbraio del 2021, proprio a Ravenna, dov’è sepolto Dante. Marco è l’ideatore di Dante Plus, un’iniziativa che da tre anni si prefigge l’obiettivo di ricercare e proporre dei volti che ex novo illustrino quella che è stata, ed è tutt’oggi, la figura di Dante. In questo modo l’idea, nata per me stesso, diventerà usufruibile a tutti”.

Dettaglio dell’opera

Dettaglio dell’opera

I moduli per rappresentare le figure finali sono stati realizzati da Mazzone su fogli A2 (50  x 70 cm), affiancati tra loro per ricreare il disegno finale della grandezza desiderata. Con questo metodo è stato possibile avere continuità e creare uno spazio armonioso tra i differenti complessi figurativi.

“In questi ultimi mesi, l’opera è partita da Rauma, in Finlandia, è approdata al porto di Amburgo e adesso è a Torino. Mi manca la rappresentazione del paradiso, equivalente a 31 metri cartacei. A luglio verrà portata a Filetto, in Provincia di Ravenna, e voglio concluderla entro dicembre del 2020, in modo da poter fare una sorta di preview tra gennaio e febbraio. Si sta ipotizzando l’installazione in una cattedrale sconsacrata di Faenza; la chiesa di Santa Maria dell’Angelo ha, infatti, le caratteristiche adatte ad ospitare il ciclorama su cui verrà installato l’intero foglio di carta. I visitatori potranno muoversi attorno all’opera, attraversando i gironi danteschi. Sto valutando la fattibilità del progetto finale con un architetto”.

La Divina Commedia di Mazzone si sviluppa in un arco temporale che è anche una fase artistica. All’epoca in cui è stata iniziata non si sapeva dove sarebbe finita ma il caso e la volontà di celebrare il genio dantesco l’hanno portata ad essere, attualmente, l’opera più grande di sempre ispirata al poeta fiorentino.

“A livello inconscio volevo creare questo viaggio tra la mia coscienza e me stesso, senza pensare agli altri. Posso affermare che sia stato un viaggio a livelli, proprio come quello di Dante 700 anni fa. Nel mio piccolo, sono riuscito a vivere questa esperienza e ho capito come muovermi, senza pensare troppo al futuro dell’opera, e nemmeno al mio. Con un metodo che definirei intuitivo, ho cercato di capire il percorso che stavo vivendo e ho realizzato il disegno per annotare quello che sentivo e provavo. Il tutto è una fedele rappresentazione dei miei sentimenti, trasposti sul foglio tramite la puntinatura”.

Mazzone a lavoro

Mazzone a lavoro

Il viaggio lontano, in un Paese desolato e che per Mazzone non rappresenta un futuro certo, gli ha permesso di guardare da vicino la sua situazione personale e, di conseguenza, analizzarla con distacco. L’artista agisce come se il disegno fosse il palcoscenico di uno spettacolo. Ha saputo razionalizzare emotività, impulsività e irrazionalità e il suo moto fisico e interiore è stato esaminato da un punto di vista imparziale, che gli ha consentito di analizzare quello che accadeva nella vita.

Nel 2021 ricorreranno i 700 anni della scomparsa di Dante e, l’enorme lavoro di Enrico Mazzone, è destinato a diventare un pezzo storico derivante da quella cultura, che sarà capace di influenzare di nuovo numerose persone e svariate personalità.

Dopo sette secoli è incredibile come Dante riesca ancora ad essere attuale, a ricalcare il percorso di vita del singolo e a essere fonte di ispirazione.

Possiamo dire che quello di Enrico Mazzone sia il Dante degli artisti e di chi si pone domande costanti e a volte scomode, tramite le quali, però, arte e cultura riescono a prosperare nel tempo.

In copertina: l’artista con l’opera
immagini per gentile concessione di Enrico Mazzone

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