FERNANDO BOTERO – Le opere dell’artista colombiano in mostra al Palazzo Pallavicini di Bologna

FERNANDO BOTERO – Le opere dell’artista colombiano in mostra al Palazzo Pallavicini di Bologna

A Bologna, fino al 26 gennaio 2020, nella splendida cornice di Palazzo Pallavicini, è in corso un’importante esposizione dedicata all’artista colombiano Fernando Botero.

Femme, pastello su carta, 2002

Femme, pastello su carta, 2002

Nato nel 1932 a Medellín, Botero è considerato l’icona dell’arte sudamericana ed è apprezzato in tutto il mondo per il suo personalissimo stile con cui trasforma ogni aspetto della realtà, aumentando “le qualità fisiche” delle figure ed esaltando la pienezza delle forme.

L’Ambasciata colombiana in Italia - che, insieme al Comune di Bologna, ha concesso il proprio patrocinio all’esposizione - lo ha definito “uno dei più grandi artisti della nostra storia, un pittore e uno scultore che ha fatto del suo talento un esempio chiaro della creatività che c’è in Colombia”. 

La mostra, a cura di Francesca Bogliolo in collaborazione con l’artista, è promossa dalla Pallavicini S.r.l.

“La volontà espressa dalla Società Pallavicini – ci rivela la curatrice – era quella di portare in Italia un'esposizione di opere inedite di uno tra i più grandi maestri del nostro secolo. La scelta è ricaduta spontaneamente su Botero per il suo stretto legame con il territorio e la storia dell'arte italiana, senza trascurare il grande fascino che esercita sul pubblico di tutto il mondo”.

Dog, pastello su tela, 2002

Dog, pastello su tela, 2002

Il corpus della mostra è costituito da 50 opere uniche mai viste prima nel capoluogo emiliano, comprendenti una serie di disegni realizzati a tecnica mista e un pregiato insieme di acquerelli a colori su tela. L’esposizione, articolata in sette sezioni, rispetta i temi cari all’artista e pone la sua attenzione all’occhio poetico che questi è capace di posare sul mondo, regalando una bellezza fatta di volumi abbondanti, colori avvolgenti e iconografie originali. Un visionario inno all’esistenza che approfondisce il disegno inteso come fondamento della forma, primario e imprescindibile strumento di bellezza.

Tra i soggetti selezionati compaiono personaggi legati alla tauromachia e al circo, silenti ed equilibrate nature morte, delicati nudi, personalità religiose, individui colti nella propria quotidianità: una rassegna visiva che tiene conto dell’intensa ricerca visiva di Botero, tesa all’affermazione del suo caratteristico linguaggio.

Ci incuriosisce, in particolare, l’interesse dell’artista per il circo e per la tauromachia.

“Entrambi i temi – spiega Francesca Bogliolo – sono legati a Botero da un'esperienza biografica: il maestro sostiene infatti che un artista dipinga sempre ciò che conosce meglio, ciò che è radicato nell'infanzia e nella prima adolescenza. La tauromachia in questo senso è rappresentativa: l'artista a dodici anni viene iscritto dallo zio alla scuola di Aranguito per divenire torero, esperienza che terminerà con la presa di coscienza di volersi dedicare alla pittura. La prima opera, venduta da un giovanissimo Botero per soli due pesos, è un acquerello messo in vendita da Don Rafael Pérez, venditore di ingressi alla corrida”.

E prosegue:  “Il circo, al pari della tematica precedente, è un soggetto che ha incantato con le sue atmosfere i più grandi artisti del secolo scorso, da Picasso a Seurat a Chagall e Léger: difficile pensare che un artista dalla sensibilità di Botero potesse rimanere immune a questa suggestiva attrazione. Nel 2007, mentre si trova in Messico a trascorrere alcuni mesi invernali, un piccolo e povero circo di provincia attira la sua l’attenzione, riportando alla sua memoria quelli che sostavano alcuni mesi a Medellìn nel periodo della sua infanzia. È da quel momento che l’artista decide di confrontarsi con questo tema, che a livello pittorico gli permette altresì di confrontarsi con il trattamento volumetrico della flessibilità del corpo umano”.

Woman on a beach, pastello su tela, 2002

Woman on a beach, pastello su tela, 2002

Tra le opere esposte si nascondono i segreti della vita, celati sotto presenze dai volumi corpulenti, persone o oggetti in attesa di un movimento casuale o volontario. In perfetto equilibrio tra ironia e nostalgia, atmosfere oniriche e realtà fiabesca, classicità italiana e cultura sudamericana, l’arte di Botero risulta creatrice e portatrice di uno stile figurativo e personale, capace senza indugio di coinvolgere e affascinare chi guarda.

È evidente, anche in questa occasione, la predilezione di Botero per il Quattrocento italiano ed in maniera specifica per Piero della Francesca.

“Piero della Francesca – conferma la curatrice – è importante per la storia dell'artista perché sigla definitivamente il rapporto di Botero con l'Italia e con i grandi maestri conservati nei musei, che divengono i suoi unici maestri. Artista e matematico, Piero della Francesca svela agli occhi del giovane Botero un'arte sublime, fatta di pienezza dei volumi, colori mai febbrili, compostezza e quiete. L'influenza dell'artista quattrocentesco riverbera nelle opere del maestro colombiano che, attraverso strumenti essenziali, proietta chi osserva in un'atmosfera di calma e serenità. Per Botero, l'arte è una tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà della vita: tutto il suo operare, oltre ad aver elaborato e consegnato alla storia una cifra stilistica originale e personale, è servito negli anni a veicolare sempre maggiormente questo concetto, permettendo a chiunque di fruire della sua arte, esposta spesso in luoghi pubblici proprio a questo scopo”.

Man in profile, pastello su tela, 2002

Man in profile, pastello su tela, 2002

Libertà creativa e monumentalità rappresentano il fil rouge dell’esposizione, il cui allestimento è stato progettato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Originario del XV secolo e appartenuto a diverse famiglie nobiliari, Palazzo Pallavicini si sviluppa su una superficie di circa 2000 mq. Ornato da incredibili affreschi e splendidi stucchi, fu ristrutturato nel 1680 e presenta uno scalone monumentale d’ingresso progettato “nei modi dell’architettura senatoria”, perfettamente conservato. È stato un’importante corte europea e la dimora del Conte Gian Luca Pallavicini, condottiero e ministro di Carlo VI d’Asburgo e di sua figlia, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, madre di Maria Antonietta.

In copertina: Reclined man, pastello su tela, 2002
(immagini per gentile concessione di Palazzo Pallavicini)

GIANNI GAGLIARDO - Barolista per amore

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FRANCES ATKINS - La chef stellata che porta in tavola i sapori dello Yorkshire

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