GIUSEPPE LORIN - Cinema, teatro, letteratura, giornalismo e una grande passione per Roma antica

GIUSEPPE LORIN - Cinema, teatro, letteratura, giornalismo e una grande passione per Roma antica

Definire Giuseppe Lorin un attore, uno scrittore, oppure un giornalista, è limitativo poiché in realtà, di lui e della sua opera, si potrebbe parlare per ore. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio e, la prima cosa che colpisce è che, nonostante la grandissima preparazione culturale affiancata da una altrettanto grande sensibilità artistica, Lorin si considera semplicemente ‘un uomo di cultura’.

Il suo battesimo nel mondo del cinema, a pochi mesi di vita, gli venne concesso da Ingrid Bergman, che lo volle tra le sue braccia in un film degli anni Sessanta girato da Roberto Rossellini nella periferia estrema di Roma, a Primavalle, dove inizialmente i suoi genitori risiedevano.

A tre anni lo portarono ad abitare a Monteverde, il quartiere della cultura, dove Pier Paolo Pasolini ambientò il suo primo romanzo Ragazzi di vita, edito da Garzanti nel 1955, e abitato dai fratelli Taviani, da Attilio, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, da Carlo Verdone e Nanni Moretti, da giornalisti, sceneggiatori, autori italiani e stranieri. E proprio Monteverde è stato il soggetto di un suo libro: Da Monteverde al mare; al mare, poiché da lì passava la via che conduceva ai campi di sale dell’impero romano, la Via Campana, che venne sostituita dall’imperatore Claudio alla Via Portuense.

Il debutto in teatro avvenne, invece, per merito di Ruggero Jacobbi, saggista, critico letterario, poeta, regista, lusitanista e traduttore italiano, divulgatore della lingua e cultura portoghese in Italia. Jacobbi, dopo Renzo Tian, fu suo direttore all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.

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Successivamente, Lorin ha conseguito anche una laurea in Psicologia Applicata all’Università La Sapienza di Roma e un diploma in Marketing & Pubblicità alla Luigi Bocconi di Milano.

La Rai lo ha impegnato in vari sceneggiati, così come è stato con la radio e il cinema italiano, mentre da giornalista ha intervistato vari personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo.

È l’ideatore del premio internazionale Le Ragunanze, arrivato alla sua ottava edizione, e conduce eventi di prestigio con il patrocinio dell’Ambasciata di Svezia, del Consiglio Regionale del Lazio, del Comune di Roma Capitale e del XII Municipio.

Collabora, inoltre, con accademie, scuole e associazioni culturali per la realizzazione di corsi su La magia dell’interpretazione con il Metodo Mimesico, la scrittura creativa, la dizione nella comunicazione interattiva, marketing & pubblicità, ufficio stampa e giornalismo ed è l’autore di diversi saggi e romanzi postfantastorici sulla Roma antica.

A proposito di Roma antica, come è nata questa sua passione?

Avendo avuto genitori sia di Padova sia di Capua ed abitando nella capitale, sin da piccolo la nostra casa era visitata da parenti del Nord e del Sud Italia. Così mia mamma, per rendersi libera a casa nelle preparazioni di accoglienza, mi mandava con loro nella visita turistica di Roma. Ed eccomi trasformato in un Cicerone, senza Filippiche, perché quelle le riservavo alla mamma appena partiti i parenti. C’è da dire che frequentai l’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo”, dove la professoressa di Storia dell’Arte ci portava a conoscere nel dettaglio la nostra meravigliosa Roma, antica e moderna. Ed è qui lo sbocciare di questa mia personale passione per l’Vrbis Romae.

Qual è l'aspetto di Roma che più la affascina?

D’impatto rispondo: la resilienza. Non c’è amministrazione politica che riesca a distruggerla! È una città che sa difendersi, purtroppo mandando dall’ortopedico o dai carrozzieri i mal capitati nelle buche ‘insanabili’, così sembra, di questa Roma capitolina.

Qual è il periodo della Roma antica che secondo lei merita più approfondimento?

Direi il periodo dei grandi cambiamenti, che rientra tra il 15 marzo del 44 a.C. (giorno dell’assassinio di Giulio Cesare, nrd) fino al 12 agosto del 30 a.C., giorno che segna la fine del regno di Cleopatra, con la sua morte.

Anzi, sarebbe meglio approfondire il periodo che inizia dall’arrivo a Roma, nel 46 a.C., della regina d’Egitto Cleopatra VII, con il figlio avuto da Giulio Cesare, ovvero Tolomeo Cesare, Ptolemaĩos XV Philopátor Philométor Kaĩsar, che venne soprannominato Cesarione dal popolo  romano perché figlio di Cesare. Cleopatra rimase nella villa sulla sponda destra del Tevere, a transtiberim, per 19 mesi, fino all’assassinio di Cesare.

Un altro periodo della Roma antica che, secondo me, meriterebbe più approfondimento è quello della svolta da Giulio Cesare al primo imperatore romano Cesare Ottaviano Augusto.

Suggerirebbe un metodo di approccio allo studio della storia differente? Se sì, quale?

È l’amore per Roma, per la Storia in genere, che induce ad approcciarsi con profondo interesse ed umiltà allo studio di questa materia. È certo che le fonti antiche parlano chiaro di quei personaggi e degli eventi da loro vissuti. A noi spetta l’accortezza di individuare gli storiografi antichi ‘di parte’, per distinguerli da quelli prettamente descrittivi di certi eventi e dei caratteri dei personaggi che hanno determinato quegli eventi.

Ha in programma altre pubblicazioni?

Come avrà potuto notare i miei interessi spaziano... come le medicine ad ampio spettro, quindi sicuramente c'è qualcosa in programma.  

In copertina: Giuseppe Lorin
immagini per gentile concessione dell’intervistato

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