BERLINO – La città in festa per i trent’anni dalla caduta del muro

BERLINO – La città in festa per i trent’anni dalla caduta del muro

Il ‘muro’! Il simbolo della fine della cortina di ferro, del mondo diviso in due blocchi atomici; il muro che ha diviso una città, separato famiglie; la cortina di filo spinato e disperazione in piedi dall’agosto del 1961, ha segnato con la sua caduta, la sera del 9 novembre del 1989, la fine di un’epoca, la riunificazione e la speranza rinata insieme con la libertà. Era la ‘Rivoluzione Pacifica’!

Quella notte cominciò poco prima delle 19 con la conferenza stampa del portavoce del governo della DDR, Guenter Schabowski: si poteva oltrepassare il Muro. Le guardie, colte di sorpresa alzarono le sbarre bianche e rosse permettendo di passare senza controlli. All'inizio ci fu stupore e incredulità poi, per tutta la notte, la festa per il flusso di tedeschi dell'est accolto dagli applausi dei concittadini dell’ovest. E le immagini rimaste impresse, da chi quei momenti li ha visti attraverso i media, dei ragazzi che si arrampicano sul Muro tirandosi su a vicenda.

Per celebrare, ricordare, rivivere, conoscere cosa ha significato quella data di trent’anni fa Berlino si è trasformata, con la più grande mostra a cielo aperto mai realizzata: 7 Tage - 7 Orte: 30 Jahre Friedliche Revolution - Mauerfall (“7 giorni - 7 luoghi: 30 anni dalla rivoluzione pacifica - caduta del muro”).

Dal 4 al 10 novembre è stata predisposta la Route der Revolution (la strada della rivoluzione) che ha coinvolto sette luoghi simbolo. Oltre ad Alexanderplatz e alla Porta di Brandeburgo, è stata inserita la Gethsemanekirche (Chiesa di Getsemani), luogo di ritrovo di veglie e concerti dei dissidenti della DDR, il Kurfuerstendamm nell’ex Berlino Ovest, che fu destinazione di molti tedeschi dell’Est subito dopo l’apertura dei confini, l’ex quartier generale della Stasi, la Schlossplatz (già piazza Marx-Engels) e la East Side Gallery, con la sezione di muro rimasta, lunga 1300 metri, famosa per i suoi 106 murales di artisti di ogni parte del mondo (fra gli altri quelli di Thierry Noir, Kiddy Citny e l’italiano Fulvio Pinna), con i famosi graffiti del bacio tra l’ex segretario generale del Partito Comunista dell’Urss, Leonid Breznev e il presidente della DDR, Erich Honecker e della Trabant che sfonda il muro.

Nei sette luoghi simbolo della “rivoluzione pacifica”, Berlino è stata trasformata in una grande festa con 200 eventi, sette mostre all’aperto, proiezioni video in 3D sulle facciate composte da immagini storiche, animazioni ed effetti sonori che hanno riprodotto l'atmosfera di ciascun luogo e l'umore delle persone in quel momento storico.

Ed ancora, l’utilizzo di una forma estremamente partecipativa e partecipata di realtà aumentata, fruibile attraverso palmari e smartphone, con la narrazione degli episodi più salienti che si sono svolti in quei luoghi. Dai processi che hanno portato alla formazione dell'opposizione della RDT - approfondita nella chiesa del Getsemani - alla più grande manifestazione di protesta del 4 novembre 1989 ad Alexanderplatz, alle scene di gioia alla Porta di Brandeburgo in seguito all'apertura del Muro.

Se è vero che la manifestazione clou è stata il Buehnensho, la sera di sabato 9, alla Porta di Brandeburgo alla presenza del presidente federale Frank-Walter Steinmeier, la ‘festa di popolo’ è continuata nella splendida giornata, illuminata del sole, di domenica mattina, dove anziani, giovani, famiglie, bambini hanno continuato ad interagire con la grande installazione cinetica (Vision in Motion) progettata dall'artista Patrick Shearn, del collettivo di Los Angeles Poetic Kinetics.

Trentamila messaggi di desideri, speranze ed idee che hanno fluttuato al vento in una sorta di nuvola di leggerissima rete lunga 150 metri e che, nella giornata di domenica, divenuta accessibile in altezza, ha consentito ai presenti di continuare a lasciare, sulle strisce multicolore, i loro messaggi di pace.

Immagini: Mauro Lovecchio

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