LE MANI PER RAFFAELLO – Le minuziose perfezioni dell'artista

LE MANI PER RAFFAELLO – Le minuziose perfezioni dell'artista

“Apri la tua posta elettronica, sbrigati!”. Mi sveglio e trovo questo messaggio su WhatsApp da parte di Chiara, la mia amica. Nel buio della camera da letto, illuminata solamente dal display del cellulare, apro la casella di posta elettronica e trovo subito la sua email. La apro: “Le confermiamo la prenotazione per la mostra Raffaello. 1520-1483 presso le Scuderie del Quirinale per il 30 luglio 2020 alle ore 14.40”.

Non ci credo! Non faccio in tempo a scrivere un messaggio a Chiara, per chiederle cosa significhi, che subito ricevo il suo: “È il tuo regalo di compleanno. Un po' in anticipo, ma non potevo aspettare!”.

Adoro l’arte. Alle scuole superiori, la mia insegnante di arte mi ha fatto scoprire questo mondo di figure, dimensioni e colori, e subito ne sono rimasta affascinata.

La Velata

La Velata

Amo soprattutto Raffaello, di cui ricordo in particolare La velata, vista per la prima volta nel 2017 al Palazzo Pitti di Firenze: un trionfo di perfezione, di grandiosità, che si nasconde nelle pieghe rigonfie delle maniche del suo abito bianco-panna, con i particolari dorati che fanno da contrasto allo sfondo dai toni scuri, e quel velo che le cade sulle spalle con leggerezza, celebrando la figura della donna come se fosse una dea. Non potevo non rivederla proprio nella mia città, proprio quest’anno che si celebrano i cinquecento anni dalla morte dell’artista.       

Roma. 30 luglio 2020. Ore 14.30. Con Chiara troviamo subito parcheggio sotto un albero vicino ai Giardini del Quirinale. Attraversiamo la strada sotto il sole a picco, che surriscalda i sanpietrini di Via Ventiquattro Maggio. Scorgo il manifesto: Raffaello. 1520-1483.

Leggendo le date mi chiedo il perché la data di morte preceda quella di nascita. La risposta la trovo entrando. Il fresco delle Scuderie del Quirinale ci accoglie e subito intravedo in lontananza un quadro che riveste tutta la parete d’ingresso: l’accoglienza già mi piace. Il quadro è Onori resi a Raffaello al suo capezzale di morte, del pittore Pierre-Nolasque Berget. Da qui capisco che la mostra ripercorre la vita artistica di Raffaello a ritroso. 

La locandina originale della mostra

La locandina originale della mostra

Salendo le scale, ci inoltriamo nella prima sala: Raffaello è stato sepolto all’interno del Pantheon, in una tomba da lui perfettamente disegnata e studiata ancor prima di arrivare nella Capitale. Gli schizzi e le bozze sembrano quadri: la penna e l’inchiostro dell’artista hanno lasciato sulla carta tratti precisi dell’interno del Pantheon, senza trascurare alcun dettaglio architettonico della struttura romana.

La seconda sala è interamente dedicata alla lettera che l’artista e Baldassarre Castiglione scrissero a Leone X, il cui contenuto riguardava il progetto di ricostruzione grafica dei principali monumenti di Roma, che il pontefice aveva commissionato a Raffaello. Ma ciò che più mi colpisce, di questa sala, non sono gli schizzi o la grafia dell’artista, ma il rosso fuoco di un quadro che attira la mia attenzione.

Ritratto di Leone X

Ritratto di Leone X

È il mantello rosso dell’opera intitolata Ritratto di papa Leone X con i Cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi: il rosso e tutte le sue tonalità dominano incontrastati, colorando gli abiti dei tre protagonisti, ma ciò che più mi colpisce sono le mani del pontefice. Spiccano perché, delicatamente illuminate, tengono una piccola lente di ingrandimento, che sposta l’attenzione dello spettatore sulla Bibbia - le cui pagine sono arricchite da immagini dettagliatamente rappresentate - e sulla campanella, dipinta nei minimi particolari.        

Da qui cambia repentinamente il mio modo di vedere la mostra: in ogni sala mi concentro non solo sulla visione globale dell’opera, ma sulle mani dei protagonisti che Raffaello ha ritratto nei suoi quadri.    

Superando la terza sala, dove si può ammirare il rapporto che l’artista ebbe con l’arte classica, si passa alla quarta, dedicata alle committenze sotto Leone X, papa colto e amante delle arti.

La Visitazione

La Visitazione

Tra le varie opere e i numerosi disegni dell’artista, il mio sguardo si sofferma su La Visitazione, opera in cui Raffaello raffigura l’incontro tra la matura Santa Elisabetta e la giovanissima Maria, entrambe miracolosamente in dolce attesa. Le due donne non sono solo legate dal divino stato che le interessa, ma sono fisicamente avvolte in una stretta di mano, gesto che l’artista ha posto al centro dell’opera. Tale gesto richiama la formula della dextrarum iunctio, cioè la stretta di mano che celebra l’unione in matrimonio tra due sposi, che qui invece Raffaello utilizza per sottolineare ciò che lega due donne anagraficamente diverse, ma unite da un unico destino.       

Dopo la sala dedicata agli arazzi, saliamo le scale che ci conducono alla sesta sala, interamente dedicata alla femminilità. Ed è qui che incontro di nuovo La velata.

La donna, che secondo Giorgio Vasari sembra essere Margherita Luti, possibile amante di Raffaello, si presenta allo spettatore estremamente elegante, il collo accerchiato da un’antica collana. Il velo, poggiato sul suo capo per poi ricadere sul suo corpo passando per le spalle, innalza la femminilità e celebra questa donna come fosse una dea. Tutto il ritratto è perfettamente illuminato, grazie ai colori chiari dell’abito e ai particolari dorati, ma le mani sono in ombra, sono scure.

La Velata, dettaglio delle mani

La Velata, dettaglio delle mani

Proprio le mani, che in molte opere di Raffaello sono messe in risalto grazie all’uso di tonalità chiare, qui sembrano essere timidamente nascoste: una, sorreggendo il busto, si confonde tra le pieghe dell’abito, come a voler sottolineare quel rigonfiamento delle vesti che quasi ricorda le nubi dell’Olimpo; l’altra è delicatamente poggiata sulle proprie gambe. In queste mani ritrovo tutta l’eleganza delle donne.    

Proseguo impaziente, scoprendo un Raffaello architetto, ammirando i suoi disegni e le grandi opere realizzate sotto le committenze di Giulio II.

Raffaello Sanzio, Autoritratto

Raffaello Sanzio, Autoritratto

Arrivo nell’ultima sala, dove il suo famosissimo Autoritratto mi guarda dritto dritto negli occhi.

Qui le sue mani non si vedono e io inizio a fantasticare.

Mi piace pensare che il suo sguardo, in quel momento, non badasse a cosa stessero facendo le sue mani, perché queste sapevano già come muoversi sulla tela... 

La mostra Raffaello 1520-1483 è chiusa ma possiamo riviverne l'emozione e ammirarne i capolavori con i contenuti di Raffaello Oltre La Mostra:

Video: Una passeggiata per la mostra Raffaello 1520-1483.

In copertina: Ritratto di Leone X (dettaglio delle mani)

TIZIANO TERZANI - Quell'innato senso di irrequietezza

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GOLD COAST - L'oceano dentro

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