ALBIE SACHS - La strana alchimia della vita e della legge

ALBIE SACHS - La strana alchimia della vita e della legge

Potrebbe essere la trama di un romanzo di John Grisham: un avvocato complice di un gruppo sovversivo e clandestino che, tuttavia, comprende l'importanza di mantenere un ordine sociale ed è cosciente del retaggio storico del sistema che il gruppo cerca di rovesciare. Il libro, però, non è un romanzo ma una riflessione di Albie Sachs*, avvocato che si è trasformato in uno dei giudici più popolari del Sud Africa e in una forza chiave nell'interpretazione della costituzione post-apartheid.

Il suo The Strange Alchemy of Life and Law (La strana alchimia della vita e della legge) fa parte della venerabile tradizione dei saggi in materia di giustizia. Alcuni di questi, ad opera di giudici della Corte Suprema americana, sono viaggi meravigliosi nel mondo della logica e della deduzione.

Il libro di Sachs soddisfa le aspettative intellettuali ma, ciò che lo distingue, è il suo background: il periodo che l'autore ha contribuito a plasmare. Dalla fine degli anni Ottanta e nell’arco gli anni Novanta, il Sud Africa ha visto il tramonto dell'Apartheid, l’insediamento del governo di maggioranza e - punto cruciale - una ricerca dell'anima sociale, che ha posto questioni sull'essenza della transizione politica che questo paese multi-razziale e multiculturale stava vivendo a quell’epoca.

La paura era nell'aria. Molti sudafricani bianchi erano agitati e, alcuni conoscenti che frequentavo in quel periodo, volevano andarsene per costruire nuove vite "lontano". Anche tra coloro che avevano compreso la bancarotta e la fine inevitabile dell'apartheid, c'erano acute preoccupazioni su ciò che "la maggioranza" avrebbe fatto una volta salita al potere.

Al centro di queste preoccupazioni c'erano le questioni sulla giustizia. Ciò non sorprende, in una società che aveva vissuto per molti decenni sotto una struttura socio-politica in cui non solo una minoranza governava la maggioranza, ma in cui quella minoranza escludeva la maggioranza da qualsiasi partecipazione politica ed economica significativa.

L'esistenza di un leader con la morale e lo spessore di Nelson Mandela si è rivelata una valvola di sicurezza, così come l'attenta osservazione del paese da parte di diversi potenti stakeholder internazionali. Eppure, né Mandela né le maggiori potenze mondiali avrebbero potuto garantire stabilità e una transizione pacifica, perché le domande sulla giustizia e gli impulsi naturali di punizione (e qualcuno direbbe, di vendetta) erano impossibili da spegnere.

Ci sono stati momenti in cui le fiamme sembravano destinate a diventare fuochi. Ma alla fine, la maggioranza della “maggioranza” ha scelto di perdonare. Naturalmente, ha scelto anche di "non dimenticare mai" e, di conseguenza, di esigere versioni soggettive - umane - di giustizia.

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È qui che risplende la genialità di Albie Sachs, poiché un punto cardine di questo libro ruota proprio attorno alla soggettività della giustizia.

In qualità di giudice esperto, l’autore respinge la superficialità con cui la maggior parte di noi affronta la complessa nozione di giustizia. In realtà, una delle più belle caratteristiche del libro, è l'umanità che traspare dal pensiero e dal ragionamento di questo vecchio giudice. Il suo rispetto per le emozioni.

Ma il rendere giustizia, per Sachs, è ben al di sopra delle valutazioni rapide e delle emozioni suscitate.

La giustizia viene da lui deliberatamente studiata, analizzata, esaminata da una miriade di angolazioni ed esplorata sotto diverse luci, fino a mostrare la sua seducente soggettività.

Spesso ci confonde con argomenti contrastanti. Tuttavia, attraverso questo processo di esplorazione, arriviamo anche a rispettare la complessità dell'idea di giustizia. Un rispetto che va oltre, perché Sachs ci trasmette un aspetto cruciale di ciò che è giustizia: rispettare le persone per le quali si suppone che essa sia resa.

Le sue lunghe esposizioni, le valutazioni di diversi argomenti, collegando lo storico e la grandiosità con lo specifico e il mondano, umanizzano la giustizia e la rendono accessibile. L’autore permette a noi, persone comuni senza una formazione logica e retorica, di rapportarci alla giustizia in una delle sue espressioni più elevate.

Sachs avrebbe potuto fermarsi ai grandi argomenti, alle interpretazioni filosofiche e alle dichiarazioni clamorose sulla giustizia. Ma ha coraggiosamente scelto di far entrare noi - i lettori - nei labirinti dei casi specifici su cui si è pronunciato. E attraverso certi dettagli, riusciamo a discernere gradualmente la forma del suo pensiero.

C'è gioia nell'osservare il suo modo di pensare. È educativo per la maggior parte di noi lettori, perché riuscire a leggere una grande mente è un'opportunità preziosa. E, attraverso il suo pensiero, possiamo comprendere i veri dilemmi inerenti alla transizione politica e sociale del Sud Africa.

Questa esposizione sull'idea e la pratica della giustizia porta con sé anche legittimità.

Sachs è legato alle basi legali della struttura di governo del Sud Africa post-apartheid. La sua elaborazione sull'importanza di considerare la giustizia da diversi punti di vista, e il rigore intellettuale con cui ha intrapreso quel percorso, danno credibilità all'idea che ci siano stati seri tentativi in ​​questo paese di difendere la giustizia, nonostante le acute complicazioni sociali e politiche inerenti alla sua transizione. E, questo, è uno dei fondamenti più solidi della legittimità di qualsiasi sistema politico.

Il fatto che Albie Sachs raggiunga un tale, nobile obiettivo, con uno stile di scrittura lucido e senza alcuna pretesa di grandezza ma, in realtà, spesso attraverso la giocosità e non prendendosi troppo sul serio, rafforza il lavoro. La leggerezza è una qualità rara tra i libri in materia giudiziaria.

Dalla lucidità e dalla giocosità di Sachs emergono, nondimeno, anche spazi di disaccordo. A noi lettori vengono forniti molti input e siamo sottilmente incoraggiati, da quella mente colossale, a pensare insieme a lui. Sui dettagli dei casi, e su ciò a cui essi conducono, forse molti lettori mediteranno, li ascolteranno e impareranno.

Tuttavia, laddove il suo pensiero si fonde con la visione di queste grandi nozioni – l’esame della giustizia e il suo collegamento con il sistema socio-politico del paese, in quel difficile momento storico – molti lettori leggeranno, penseranno, rifletteranno, prima di giungere a conclusioni diverse da quelle a cui è giunto Sachs. E questo è meraviglioso, perché la sua lucidità e il flusso della sua scrittura agitano le menti e incoraggiano tutti noi a pensare in maniera indipendente.

In un certo senso, Albie Sachs ci permette di diventare giudici grazie ai suoi giudizi.

In copertina: Albie Sachs
(immagine: polity.org)

*Ndr: Sachs, avvocato e attivista anti-apartheid, è rientrato in Sudafrica nel 1990 dopo un lungo esilio a Londra e in Mozambico. Proprio lì, subì un attentato - l’esplosione di un’autobomba - che gli provocò la mutilazione di un braccio e la perdita di un occhio. Membro dell’African National Congress, ha partecipato attivamente alla transizione democratica del Paese. Giudice della Corte costituzionale del Sudafrica dal 1994 al 2009 e docente all’Università di Yale, tiene tuttora corsi nei più prestigiosi atenei americani.

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