BRUNELLO CUCINELLI – “Ci attende un secolo d’oro”

BRUNELLO CUCINELLI – “Ci attende un secolo d’oro”

Originario di Castel Rigone in provincia di Perugia, nel 1978 a soli 25 anni Brunello Cucinelli fonda una piccola impresa e stupisce il mercato con l’idea di colorare il cashmere. Oggi la sua azienda fattura milioni di euro ed è in costante crescita.

Attento osservatore del mondo, fin dall’inizio si fa portavoce di un lavoro che sia rispettoso della “dignità morale ed economica dell’uomo”. Questo aspetto è cruciale per comprendere la sua personalità ed il successo della sua impresa, che Cucinelli non vede soltanto come produttrice di ricchezza, ma come un contesto per sviluppare ed incrementare il sogno di un capitalismo che valorizzi l’uomo.

Il suo metodo imprenditoriale in difesa dei valori della cultura, della tradizione e, soprattutto, della dignità dei lavoratori, è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo: famosi i bonus cultura concessi al proprio personale per incoraggiare un impiego del tempo libero costruttivo; la creazione di scuole di formazione; la scelta di limitare le ore lavorative dei dipendenti e di riconoscere loro un compenso del 20% superiore alla media; oppure gli interventi significativi nel restauro di importanti opere d’arte, solo per citare alcuni esempi.

La sua azienda sembra indenne perfino alle sfide di questo particolare periodo storico e Cucinelli lo fa apparire quasi come un’opportunità: ne abbiamo parlato nel corso di una video intervista da me realizzata per conto della Cambridge University Italian Society, della quale sono Presidente.

Video: l’intervista integrale

Usciremo dalla pandemia ritrovando “i grandi ideali”. Ne è convinto l’imprenditore: quello che abbiamo dinanzi sarà “un secolo d’oro”.

L’anno che è appena trascorso ci ha bruscamente posti faccia a faccia con noi stessi, costringendoci a una profonda riflessione interiore. Ora è tempo di fare tesoro di questa ricerca spirituale, dalla quale recupereremo i grandi ideali che ci consentiranno di creare una società in senso umanistico, una società che faccia della dignità dell’uomo la sua missione.  

Pur considerando il dolore immane che ha toccato tanti di noi, per Cucinelli si è trattato dell’anno “più affascinante sotto il profilo spirituale” e “più intenso” in 67 anni di vita. Il dolore, infatti, è “maestro di vita”. Sta a noi fare tesoro delle sue lezioni e agire per migliorare noi stessi e la società.

Tre grandi lezioni ci ha insegnato la pandemia: “non volgere le spalle alla povertà”; “mangiare il giusto perché ve ne sia per tutta l’umanità”; e, infine, la necessità di “un nuovo contratto sociale con il creato”, che comprenda non solo gli esseri umani ma tutti gli esseri viventi.

Ed è proprio l’armonia con il creato il perno del progetto di capitalismo umanistico portato avanti da Brunello Cucinelli. Egli si considera “un classico capitalista” che cerca di fare impresa “senza recar danni all’umanità”, o comunque “il meno possibile”.

Si tratta di un capitalismo che persegue l’obiettivo di “riequilibrare profitto e dono”, un capitalismo dalle radici lontane, che affondano nel terreno della cultura contadina in cui è nato. Viveva in condizioni modeste (in una casa senza luce e con i buoi) e ha fondato un’azienda leader nel settore del lusso. La contraddizione sembra stridente, ma è proprio questo vissuto nella povertà ad animare i valori della sua azienda.

A riequilibrare profitto e dono già ci pensava la sua famiglia contadina: la prima balla di grano veniva donata alla comunità. Si viveva con poco ed in armonia con la natura. E vi era sempre qualcuno a offrire il suo aiuto quando tutto sembrava perduto. Come quando, una volta, la grandine distrusse tutto il raccolto su cui si basava il loro sostentamento ed i contadini vicini prestarono venti balle di grano per andare avanti.

Ma sono soprattutto gli insegnamenti del padre contadino a guidare Brunello Cucinelli. “Devi essere una persona per bene” e “la primavera arriva sempre”, gli diceva. Insegnamenti frutto di quell’intelligenza dell’anima che troppo spesso è stata trascurata a favore dell’intelligenza “che viene dallo studio” e che, invece, deve essere al centro del nuovo umanesimo.

L’istruzione come mero nozionismo è sterile. Bisogna recuperare l’idea di educazione come “essere aperti al mondo”, che fa dell’intelligenza dell’anima la sua fonte di vita.

“Andate dietro a coloro che hanno un’anima e vi cambierà la vita”, afferma Cucinelli. Vivere all’insegna della bellezza è possibile. Si chiama umanità.

In conclusione, Brunello Cucinelli ci ricorda il monito di Socrate: “non dalla ricchezza ma dalla virtù nasce la bellezza”.

 In copertina
Cucinelli nel 2008 con una delle sue innovazioni: il tuxedo grigio
Immagine: brunellocucinelli.com

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