LORENZO GALANTI – Ambasciatore d’Italia a Bangkok

LORENZO GALANTI – Ambasciatore d’Italia a Bangkok

Nato a Stoccarda, in Germania, nel 1968, laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze nel 1992, Lorenzo Galanti è entrato in carriera diplomatica nel 1993 presso la Direzione Generale delle relazioni culturali. Partito per l'estero nel 1997, è stato Primo Segretario commerciale presso l’Ambasciata d’Italia a Damasco fino al 2001, seguendo il settore commerciale, di cooperazione allo sviluppo e consolare. Nel 2001 si è trasferito presso l’Ambasciata a Dakar, con competenza su Senegal, Capo Verde, Gambia, Guinea Bissau, Guinea Conakry, Mali e Mauritania, ricoprendo l’incarico di Consigliere con funzioni vicarie del Capo Missione fino al 2005. Al suo rientro a Roma, nel 2005, è stato presso la Direzione Generale del Personale fino al 2007, assumendo poi funzioni di capo della segreteria del Segretario Generale. Nel 2010 si è trasferito a Washington, DC in qualità di Primo Consigliere Commerciale, responsabile del settore economico e scientifico dell’Ambasciata. Rientrato al Ministero nel 2014, ha ricoperto l’incarico di capo della segreteria del Sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale effettuando, in tale veste, numerose missioni in Paesi asiatici e in particolare del Sud-est asiatico. Nominato Ministro plenipotenziario nel 2016, nel 2018 è stato nominato Ambasciatore presso il Regno di Tailandia, Cambogia e Laos. Parla inglese, francese e tedesco. È sposato e ha tre figli.

La famiglia Galanti

La famiglia Galanti

Ambasciatore Galanti, dal 2018 rappresenta l’Italia presso il Regno di Tailandia, con accreditamento anche in Cambogia e Laos. Qual è stato l’impatto con questa nuova realtà, anche rispetto alle sue esperienze precedenti?

Sono entusiasta di poter servire lo Stato nel Sud-est asiatico, una regione alla quale il Governo e la Farnesina, e in particolare il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro Di Maio, guardano con molta attenzione. I vari Paesi, integrati nell’Asean, presentano tassi di crescita economica elevati, per quanto differenti anche a seconda del grado di sviluppo delle loro economie. Mentre, infatti, la Tailandia ambisce a diventare paese ad alto reddito negli anni 2020, e cresce oggi del 3-3,5% all’anno, Cambogia e Laos sono economie meno avanzate, che registrano però tassi di crescita del 7% circa da un decennio; con la conseguenza che vi è una classe media in crescita che è potenzialmente sensibile al richiamo dei prodotti italiani.

Se è vero che in questa regione il ruolo della Cina, sia dal punto di vista commerciale che da quello degli investimenti, è molto cresciuto negli ultimi anni, rimangono tuttavia spazi e opportunità per le nostre aziende che vanno assolutamente colti. Per fare questo, occorre un’azione istituzionale capillare di sostegno alle piccole e medie imprese, che si affacciano su questi mercati partecipando alle fiere e sviluppando rapporti con imprese locali in vari settori. Penso alla meccanica industriale, all’agroalimentare e vino, ai prodotti chimici, ma anche ad aerospazio, farmaceutica, cosmetica (da settembre 2020 prenderà avvio Cosmoprof Bangkok) e tutta l’industria del design e creativa, qui molto apprezzata, dai mobili alle auto di lusso.

Inoltre, in una regione che incentra la propria strategia di sviluppo sulla connettività, cioè sulle infrastrutture fisiche e sulla logistica, le imprese italiane possono aprirsi degli spazi interessanti anche in questo ambito. Ferrovie dello Stato lo sta facendo. E poi ci sono i servizi: assicurazioni (penso a Generali, qui presente), e-commerce, e soprattutto il turismo. L’Ambasciata rilascia oltre 37mila visti all’anno a tailandesi che desiderano visitare e conoscere meglio l’Italia, oltre che fare acquisti nel nostro Paese. Molti di questi turisti – e questo è un dato importantissimo per la nostra industria del turismo – lo visitano più volte, esplorando anche destinazioni meno note. Al tempo stesso, guardiamo alla dimensione dell’attrazione di investimenti verso l’Italia dalla Tailandia, che a partire dall’acquisizione da parte di Central Group de La Rinascente, può offrire al nostro Paese opportunità e soddisfazioni.

Isole Phi Phi, Tailandia

Isole Phi Phi, Tailandia

Guardando al futuro, con la Tailandia possiamo lavorare insieme sui temi della sostenibilità e degli oceani, della blue economy sostenibile, dell’energia rinnovabile. Le tecnologie italiane, in questo ambito, sono all’avanguardia e ben si innestano nelle strategie di sviluppo tailandesi, da Thailand 4.0 all’Eastern Economic Corridor, un’area in cui si concentreranno investimenti ad alto contenuto tecnologico e ricerca scientifica. Oggi, la Tailandia guarda a 5G, intelligenza artificiale, agricoltura smart, auto elettriche. Insomma, un quadro molto ricco di occasioni da approfondire, verificare e sfruttare, investendo tempo ed energie e approfittando di un sistema Italia fortemente coeso, con Ambasciata, ICE, Camera di Commercio e Enit ben allineati e coordinati.

Occorre comprendere bene il contesto culturale locale, anche per gli affari: rispetto alla mia precedente esperienza negli Stati Uniti, qui il “mindset”, l’abito mentale, è molto diverso: è fondamentale il rapporto personale, la fiducia reciproca, la comprensione e il rispetto. Una dimensione che si costruisce con costanza, grazie a contatti personali e diretti. È soprattutto nell’ambito di questo tipo di rapporti che si concludono gli affari.

Quali sono le caratteristiche della comunità italiana presente sul territorio? Cosa attrae qui i nostri connazionali e di cosa si occupano?

I nostri connazionali in Tailandia sono oltre 6mila, attivi prevalentemente nel settore della ristorazione, del turismo, oppure imprenditori, funzionari internazionali, religiosi, giornalisti, artisti, avvocati e consulenti. Vi sono, naturalmente, anche pensionati che decidono di stabilirsi qui per un periodo. Vi sono, infine, quelle che definiamo le categorie vulnerabili: persone sprovviste di mezzi economici e con problemi di varia natura, che cerchiamo di aiutare in ogni modo possibile con gli strumenti dell’assistenza consolare. I turisti italiani che visitano la Tailandia (sempre più toccando anche altri Paesi della regione) sono oltre 265mila all’anno, un numero importante. Anche in questo ambito sono frequenti i casi di assistenza.

Lancio un appello, perché prevenire è meglio che curare: è importante conoscere la legge del Paese che si visita, per non avere problemi e sorprese durante il soggiorno. Invito tutti coloro che desiderano visitare Tailandia, Cambogia e Laos a leggere le informazioni contenute sul portale Viaggiaresicuri e a registrarsi su Dovesiamonelmondo.

Buddha disteso, Laos

Buddha disteso, Laos

Quali sono gli obiettivi che si prefigge di raggiungere la sua Ambasciata?

Due: sostenere e promuovere il Made in Italy e il marchio Italia e migliorare costantemente i servizi alla cittadina e al cittadino italiani all’estero. Nel far questo vogliamo promuovere anche la cooperazione scientifica, la collaborazione nel turismo, nello sport (Ducati produce qui per il mercato asiatico e, dallo scorso anno, la Tailandia ospita il MotoGP, mentre l’allenatore della squadra femminile di pallavolo thai è l’ottimo Daniele Ferri, di Firenze).

In Tailandia non è presente un Istituto Italiano di Cultura. L'Ambasciata d'Italia a Bangkok ha, quindi, anche il compito di promuovere la cultura e la lingua italiana e favorire la conoscenza del nostro Paese. Quali solo le attività organizzate in questo senso, anche in sinergia con altre istituzioni italiane?

L’Italia è molto amata ed apprezzata in Tailandia. Il lavoro di numerosi artisti ed architetti italiani, nella prima metà del XX secolo, in Tailandia, ha lasciato un’eredità sulla quale ancora oggi costruiamo dei rapporti culturali intensi e fecondi. Parlo di architetti come Mario Tamagno o di artisti come Corrado Feroci, fondatore della Silpakorn University, o Galileo Chini, conosciuti e tuttora molto apprezzati in Tailandia, anche per le opere che hanno realizzato per la Casa reale Chakri.

Su questo passato comune di bellezza e arte si innesta l’ammirazione per il nostro design e la nostra industria creativa. Particolarmente forte è, poi, l’amore per la cucina italiana da parte di una popolazione, quella tailandese, molto fiera e consapevole della propria cucina, e forse proprio per questo più predisposta e propensa ad apprezzare anche le altre grandi cucine del mondo, come la nostra.

L’ambasciata realizza ogni anno un nutrito calendario di iniziative culturali nei settori della musica, del teatro, delle arti visive, del design, della cucina, del cinema, della lingua e dell’arte contemporanea. Quest’anno, abbiamo celebrato il quinto centenario della morte di Leonardo Da Vinci con una serie di mostre e di altre iniziative che hanno avuto molto successo.

Lavoriamo anche in questo ambito in stretto raccordo con l’ICE, la Camera di Commercio italo tailandese e l’ENIT, ed anche con una serie di sponsor privati, sia italiani che tailandesi, che sostengono il cartellone delle nostre iniziative.

Leonardo Opera Omnia, Bangkok

Leonardo Opera Omnia, Bangkok

Da diversi anni esiste l’Italian Festival in Thailand. Di cosa si tratta?

L’Italian Festival in Thailand è, per così dire, il contenitore al quale riconduciamo tutte le iniziative a carattere culturale e promozionale che realizziamo nel corso dell’anno e a cui accennavo prima. Nel 2019 abbiamo realizzato oltre 45 iniziative, alcune delle quali protrattesi per più giorni e con grande risonanza mediatica. Sono particolarmente fiero della mostra Leonardo Opera Omnia, realizzata da River City Bangkok nel mese di settembre, con le riproduzioni digitali di tutte le opere pittoriche di Leonardo a dimensione naturale. Bellissima. Il Ministro della Cultura tailandese ha inaugurato la mostra insieme a me e l’eco mediatica e sui social è stata enorme. In ambito letterario, abbiamo realizzato una conferenza sul tema delle identità culturali tra Oriente e Occidente, presentando nell'occasione un’antologia di micro-racconti di autori italiani e tailandesi da noi realizzata. Un evento senza precedenti. In termini di politica culturale, prediligiamo le collaborazioni: invitiamo solisti italiani a esibirsi con la Thailand Philarmonic Orchestra, che è diretta da un italiano, il Maestro Alfonso Scarano, e partecipiamo alla Biennale dell’Arte di Bangkok con artisti contemporanei italiani.

Nel 2020 l’Italian Festival in Thailand giungerà alla sua 15ª edizione. È ormai un marchio molto conosciuto a Bangkok e in Tailandia, con una propria pagina Facebook seguita da migliaia di persone e rispetto alla cui offerta culturale il pubblico nutre oramai elevate aspettative. Ci stiamo anche espandendo in Cambogia e Laos con film e concerti.

Angkor Wat, Cambogia

Angkor Wat, Cambogia

E qual è, invece, la situazione relativa agli scambi commerciali tra l’Italia ed i territori di sua competenza?

Gli scambi commerciali con il Paese dei sorrisi raggiungono i 3 miliardi di euro circa su base annua, con un saldo lievemente in favore della Tailandia. Si tratta di un ampio ventaglio di settori e beni, a conferma del fatto che le due economie, quella italiana e quella tailandese, presentano importanti complementarietà. Importante è riuscire a promuovere ulteriormente la nostra presenza imprenditoriale in Tailandia, anche attraverso una specifica attenzione verso le barriere di accesso al mercato, che purtroppo sussistono e possono risultare più onerose per le imprese più piccole. Ambasciata e ufficio ICE sono sempre a disposizione delle imprese interessate. Anche l’UE è impegnata su questo fronte.

Con la Cambogia e il Laos, gli scambi sono ridotti, data anche la dimensione più contenuta di quell’economia ma, specialmente nel caso la Cambogia, vedo opportunità di accrescimento delle nostre forniture in settori che vanno dall’agroalimentare, all’arredamento, alla meccanica industriale.

A livello personale, quale aspetto l’affascina di più di questi Paesi?

Ho studiato e continuo a studiare la cultura e la mentalità tailandese, che mi affascina per le indubbie somiglianze con la nostra cultura, ma anche per le profonde differenze. Si tratta di una cultura che si definisce tecnicamente “ad alto contesto”, dove cioè la comunicazione non avviene soltanto verbalmente ma i significati debbono essere desunti da una serie di elementi relativi, appunto, al contesto. In altre parole, non tutto viene detto, molto viene lasciato intendere. E questa è la sfida culturale più difficile per noi, ma anche la più entusiasmante.

In copertina: l’Ambasciatore Lorenzo Galanti

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