LETTURE AUTENTICHE - Per recuperare l’entusiasmo

LETTURE AUTENTICHE - Per recuperare l’entusiasmo

All’inizio di luglio avevo acquistato tre libri di cui si parlava ovunque: la curiosità e la voglia di mettermi alla prova con nuove letture erano forti. La scelta era nata dall’incrocio tra recensioni online, preferenze personali e piccole scommesse su titoli promettenti. Tuttavia, il primo di questi volumi si è rivelato un ostacolo imprevisto: una scrittura artificiosa e discontinua mi ha presto scoraggiata, tanto da chiuderlo e non riaprirlo più. È rimasto sul comodino, simbolo di quelle poche letture che non ho mai portato a termine.

La delusione è stata tale da farmi accantonare anche gli altri due libri. Mi sono detta, semplicemente, che se non è per autentico piacere, non vale la pena leggere. Così, fino a ottobre, non ho aperto più nulla.

Ci è voluto del tempo per comprendere che cosa rendesse improvvisamente difficile un gesto per me naturale fin dall’infanzia. Quando, qualche settimana fa, ho sentito rinascere il desiderio di leggere, non ho pensato alle novità editoriali, ma al mio capitolo preferito del Principe Mezzosangue, il sesto volume di Harry Potter. È stato allora che ho riconosciuto la vera causa del blocco: non avevo perso interesse per le storie, ma per il modo in cui le sceglievo. Non seguivo più un impulso autentico, ma criteri esterni – recensioni, tendenze, aspettative – che finivano per confondermi più che orientarmi.

Forse le mie letture non torneranno mai del tutto disinteressate come un tempo, quando leggevo solo per me, senza l’intenzione di scriverne, di parlarne o di cercarvi significati nascosti. Eppure, da questa consapevolezza è nata una nuova partenza. Non per autoinganno, ma per un semplice proposito: scegliere tre libri soltanto per il piacere di leggere, senza pretendere nulla in cambio.

Ed ecco, quindi, i titoli che mi hanno riportata tra le pagine.

La magia dei momenti no - Alison Espach

A Newport, in uno storico hotel di lusso, la giovane e bellissima Lila sta per sposarsi. Ha organizzato una wedding week dal costo spropositato con un solo obiettivo: che tutto fili liscio. Ciò che non può prevedere, tuttavia, è che proprio il giorno dell’arrivo degli invitati compaia in hotel anche Phoebe, una professoressa la cui carriera accademica non è mai decollata e il cui grande amore, Matt, l’ha lasciata per un’altra donna. Phoebe ha deciso di togliersi la vita, un proposito che - per ovvie ragioni - entra in rotta di collisione con quello di Lila.

Ho scelto il terzo romanzo di Alison Espach perché avevo bisogno di una storia capace di coinvolgermi senza chiedermi, in cambio, di squarciarmi il petto per portarla a termine. Adoro le rom-com perché mi fanno compagnia senza costringermi a uscire dalla mia zona di comfort.

Questa, però, ha qualcosa di più. I dialoghi sono esilaranti, le due protagoniste dirompenti, sincere, taglienti, sarcastiche. Il tono frizzante dà vigore alla trama sentimentale e, in più di un momento, mi sono ritrovata a ridere di gusto insieme a queste due donne che, loro malgrado, finiscono per stringere un legame profondo.

Ma non solo. In alcuni passaggi perfettamente calibrati, tra un dramma e un litigio, Alison Espach riesce a colpire con forza inaspettata: Phoebe è infatti un personaggio che porta dentro di sé un dolore enorme, raccontato con una sincerità disarmante. È sorprendente come, in questo romanzo sfaccettato, il mix che ne scaturisce non risulti mai stucchevole. Mi sono commossa e divertita, ed è quanto di meglio potessi sperare dal mio primo tentativo di tornare a leggere.

Raccontami tutto - Elizabeth Strout

Qualcuno arriva a Crosby, cittadina del Maine, per fuggire dal Covid. Qualcun altro vi ritorna dopo una vita trascorsa a New York. Altri, invece, non se ne sono mai andati. Nell’ultimo romanzo di Elizabeth Strout si ritrovano alcuni dei suoi personaggi più amati: Olive Kitteridge, Lucy Barton, i fratelli Burgess. Ciò che di certo entusiasmerà i lettori di lunga data temevo potesse disorientare me, che mi accostavo per la prima volta all’autrice. Non erano premesse ideali, soprattutto dopo un blocco di lettura durato mesi: eppure sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla delicatezza con cui Strout racconta la provincia e i tentativi di restare - o di non restare - ancorati alla vita di provincia.

Crosby non è soltanto lo sfondo sul quale si muovono le diverse voci di questo romanzo corale, ma ne è la vera protagonista. Questa città accoglie Lucy e Bob che passeggiano al parco; Olive e Lucy che si incontrano nella stanza di Olive per condividere aneddoti - non veri e propri pettegolezzi, piuttosto frammenti di vite; e accoglie anche Bob e la sua quotidianità lenta insieme a la moglie.

Nel susseguirsi dei vari punti di vista ho potuto cogliere il sottotesto luminoso di questo romanzo ironico e malinconico al tempo stesso: non c’è soluzione di continuità, non c’è alternativa al futuro. Si continua sempre ad andare avanti, a vivere, nonostante - e talvolta proprio grazie a - i dispiaceri che si accumulano e che muovono la storia, la storia privata di ognuno di noi.

Grande ragazza, piccola città - Michelle Gallen

Principio del terzo millennio. Ad Aghybogey, un’immaginaria cittadina dell’Irlanda del Nord, Majella O’Neill divide le sue giornate in maniera dicotomica: la mattina resta chiusa in camera, l’unico posto della casa che la tenga al sicuro dalla convivenza forzata con la madre alcolizzata. Tutte le sere invece, tranne la domenica, prende gli ordini nella friggitoria della città, dove sotto il suo sguardo - ironico e disperato assieme - passa in rassegna una comunità che si sta ancora riprendendo dalla fine della guerra civile.

La scrittura di Michelle Gallen scivola via. È come una vaschetta di patatine: una pagina tira l’altra. Il parlare sbiascicato, urlato, o alterato dall’accento dei clienti del chipper, mi ha incastrata dentro la vita di Jelly, che è brillante e allo stesso tempo rassegnata - almeno fino a quando non realizza che la rabbia, sì, anche la rabbia, ha una sua dignità e può essere espressa.

Questo racconto mi è rimasto appiccicato addosso: credevo di averlo finito e invece stava ancora lì, a parlarmi dallo scaffale dei romanzi terminati. e mi dicevo: “Devo trovarne altri così”. Allora ho ricominciato a cercare, ho ricominciato a leggere.

Una volta ho scritto che, per me, l’empatia va allenata. Ma anche l’entusiasmo ha bisogno di una spinta costante, di una dose generosa di sincerità, e leggere questi tre libri per puro piacere me l’ha confermato. E allora eccomi qui, con un’ammissione di colpa e un promemoria per me stessa: per poterci arricchire, l’impulso alla lettura deve essere autentico e sincero.

CLAUDIO VIEZZOLI - Dal rumore dei numeri al silenzio del vento

CLAUDIO VIEZZOLI - Dal rumore dei numeri al silenzio del vento

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