ALBERTO SORDI - I cento anni del figlio di Roma

ALBERTO SORDI - I cento anni del figlio di Roma

Roma, 15 giugno 1920. Al numero 7 di Via San Cosimato, in una Trastevere che a fatica tenta di riemergere dalla Grande Guerra, il pianto di un neonato risuona tra i vicoli: è venuto al mondo il piccolo Alberto, figlio dell’insegnante Maria Righetti e del musicista Pietro Sordi. Il destino lo porterà a diventare uno dei figli più illustri di Roma. Oggi, al civico 12, una targa commemorativa ricorda che proprio lì di fronte, in una casa che non c’è più, nacque “l’indimenticabile interprete della storia di ogni italiano”.

L’ultimo di cinque figli, Alberto Sordi trascorre la sua infanzia nella Roma più assoluta, più verace. È la Roma di Rugantino e Meo Patacca; la Roma che possiamo ritrovare nei versi di Trilussa e che darà i natali, proprio in quegli anni e a poca distanza da casa sua, anche alla sua squadra del cuore. Insieme agli altri ragazzini, Alberto gioca nelle strade con una palla di stracci e sale sul “monte dei cocci” per guardare le partite della sua Roma. Non trascura, però, le altre passioni e già a dieci anni lavora nel teatro delle marionette.

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Quando ragazzino andavo la domenica al cinema Vittoria, vicino Testaccio, il direttore del cinema, il popolare “Cacarazzi”, tra il primo e il secondo tempo del film ci diceva il risultato della partita. Era il nostro “Tutto il calcio minuto per minuto”.

(A. Sordi, 1977)

In quella stessa Trastevere si formerà la generazione d’oro del cinema italiano – Sergio Leone, Ennio Morricone – ma il rione è abitato anche da personaggi del popolo quali “Er Capoccione” e Lilletto, che ispireranno tantissime espressioni, battute e modi di fare dell’attore.

Neanche il tempo di compiere vent’anni e Sordi si ritrova nel bel mezzo della guerra. È lui stesso a raccontare, in una famosa intervista, come apprende la notizia: “Il 10 giugno 1940 mi trovavo a Piazza Venezia, al Caffè Castellino, di proprietà di Nino Amati, quando Mussolini annunciò, a una piazza gremita di gente, l’entrata in guerra. Sembrava che avesse annunciato la ‘festa de Noantri’: erano tutti contenti e anch’io, per ignoranza, mi lasciai trascinare dall’entusiasmo”.

In seguito, quell’esperienza lo porterà a interpretare uno dei suoi ruoli più memorabili: quello di Oreste Jacovacci nel film La Grande Guerra, sotto la regia di Mario Monicelli e accanto a un bravissimo Vittorio Gassman.  Sempre con Monicelli sarà protagonista, nel 1981, di una delle sue migliori interpretazioni in assoluto, nei doppi panni del Marchese del Grillo e di Gasperino il Carbonaio.

Sordi e Fellini

Sordi e Fellini

Nonostante la chiamata alle armi, Sordi riesce a coltivare e proseguire la sua attività artistica. Una carriera che, proprio in quel periodo, inizia a decollare. La collaborazione più importante, nell’immediato dopoguerra, è quella con il regista emergente Federico Fellini, che lo lancia nel firmamento del cinema italiano.

A distanza di anni, ricordando i suoi inizi con Fellini, l’attore affermerà: “Eravamo due poveracci. Andavamo a mangiare in una latteria in via Frattina e c'eravamo accattivati la simpatia della cuoca: ordinavamo uno spaghetto e lei, sotto, ci metteva due bistecche e due uova. Io e Federico facevamo lunghe passeggiate, la sera: sognavamo, parlavamo di aspirazioni, progettavamo di diventare grandi”. Dopo un ruolo ne Lo Sceicco Bianco (1952) il successo arriva, nel 1953, con I Vitelloni.

È un periodo decisamente fortunato per Sordi che, nel 1954, interpreta un altro ruolo destinato a dargli l’immortalità: quello di Nando Moriconi in Un americano a Roma.  Celebre la scena davanti a un piatto gigantesco di maccheroni.

Video clip da Un americano a Roma

La popolarità del personaggio varca l’Atlantico procurandogli, nel 1955, un invito a Kansas City, città più volte menzionata da Moriconi nella pellicola. Qui, accolto con tutti gli onori dal presidente Eisenhower, Sordi viene nominato cittadino onorario di Kansas City e governatore onorario dell’American Royal.

Gli anni Cinquanta, in Italia, sono quelli della rinascita, della voglia di riemergere, della dolce vita romana, e la fama dell’artista aumenta a dismisura: in questo periodo arriva, infatti, a girare più di dieci pellicole l’anno. Il successo sul grande schermo non gli fa, però, trascurare altre passioni, quali la lirica e la musica: nel 1957 si iscrive anche alla SIAE come suonatore di mandolino.

Con l’avvento della commedia italiana, Alberto Sordi dà vita a una serie di personaggi che la critica definirà equiparabili all’italiano medio. Un patrimonio culturale di inestimabile valore: oltre 200 film, alcuni dei quali anche diretti personalmente.

Sordi in Gastone

Sordi in Gastone

Al di là della sua immagine di artista esuberante, l’attore mantiene una vita privata molto riservata. Per lui non ci saranno mai fiori d’arancio e, a qualunque domanda su un possibile matrimonio, risponderà sempre con il suo inconfondibile umorismo: “Che mi metto in casa un’estranea?”.

Nel corso degli anni, gli vengono comunque attribuite diverse relazioni, tra le quali quella con la principessa Soraya di Persia e quella con Silvana Mangano, mentre è ufficiale la relazione durata nove anni con l’attrice Andreina Pagnani.

Roma rimarrà, per Sordi, un costante punto di riferimento e – fatta eccezione per alcuni brevi periodi – non la lascerà mai. “Roma – dichiarerà – non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi”. Vivrà per tutta la vita insieme al fratello Giuseppe e alle sorelle, Savina e Aurelia: è con quest’ultima che trascorre gli ultimi anni, presso la meravigliosa villa affacciata sulle Terme di Caracalla.

Ogni angolo della capitale ci parla di Alberto Sordi: la ex Galleria Colonna, oggi Galleria Sordi, è la stessa dove, nel 1973, venne girato Polvere di Stelle; in via Veneto si può trovare l’edicola frequentata, nel 1957, dal Conte Max; le zone attorno al Colosseo, la salita del Grillo e la Casa dei Cavalieri di Rodi, a ridosso dei Fori Imperiali, ci ricordano Il Marchese del Grillo, mentre dalle parti del Portico d’Ottavia “bazzicava” Nando ne L’Americano a Roma.

Sordi nella sua villa romana

Sordi nella sua villa romana

Il grande amore di Alberto Sordi per Roma e la sua gente lo porta, durante l’ultimo decennio della sua vita, a contribuire alla costruzione dell’Università Campus Biomedico e del Centro per la salute dell’Anziano. Alla sua morte, nel 2003, il suo immenso patrimonio (stimato intorno ai 50 milioni di euro) confluisce integralmente alla sorella Aurelia, per giungere infine alla Fondazione Alberto Sordi.

I romani ricambiano questo amore con entusiasmo. Il 15 giugno 2000, nel giorno dei suoi ottant’anni, Rutelli cede per un giorno a Sordi lo scettro di Sindaco di Roma. Nella domenica successiva alla sua morte, allo Stadio Olimpico appare la scritta: “Zitti tutti. Er Marchese s’è addormito”. E poi mostre (come quella al Vittoriano, a dieci anni dalla sua scomparsa), libri (tra i quali Alberto Sordi e la sua Roma curato, tra gli altri, da Vincenzo Mollica) e infinite testimonianze d’affetto che, con il passare degli anni, non accennano a diminuire.

I festeggiamenti per i cento anni dalla nascita - rimandati a causa della pandemia - prevedono diversi eventi, tra i quali l’esposizione Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020, allestita all’interno della residenza di Caracalla, oggi divenuta un museo a lui intitolato. Di recente, la Rai gli ha anche dedicato la fiction Permette? Alberto Sordi: un tributo doveroso nei confronti di colui che ha saputo interpretare magistralmente l’italiano comune senza mai, però, farne emergere il lato peggiore.

Personaggi del suo calibro sono generalmente percepiti dal pubblico in maniera distante, messi su un piedistallo e mitizzati. Alberto Sordi, invece, è sempre stato uno di noi: un compagno della nostra vita e della nostra storia. Per questo, non ci è difficile immaginarlo mentre celebra con noi il suo compleanno, vederlo innalzare il calice e, proprio come Alberto ne I Vitelloni, sentirlo esclamare: “Chi non beve con me, peste lo colga!”.

In copertina: Alberto Sordi
(immagine da Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020)

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