BONSAI - L'arte della pace

BONSAI - L'arte della pace

“Il bonsai è un dono di Dio all'uomo. Questa forma di natura è la più vicina a noi, umani, e rappresenta il dramma della vita. Il bonsai stesso è la natura senza fine. Quindi, chi coltiva il bonsai ha la responsabilità di essere diligente, tollerante e paziente, sentendo il dovere di continuare a portare avanti questa pratica e tramandarla di generazione in generazione. Spero che l'arte del bonsai non muoia mai e che tenga accesa la fiaccola della pace in tutto il mondo, così che si leghino amicizie sempre più strette e più profonde”.

Questa affermazione di Saburo Kato è, forse, una delle espressioni più intense mai dedicate al bonsai. Associata a lungo al Giappone quest’arte ha avuto origine, in realtà, dapprima in Cina per poi diffondersi in Corea e, solo successivamente, nel paese del Sol Levante.

Un’arte che nasce dal desiderio dei monaci buddisti di voler portare la natura, e tutta la sua bellezza, all’interno dei loro templi.

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Non è un caso che la coltivazione artistica delle piante sia nata in Cina: i cinesi hanno sempre amato i fiori, la natura, oltre a una forte passione per i giardini e per tutto ciò che fosse rappresentato in miniatura, in quanto portatore di energia positiva. Ecco perché in molti dei giardini più antichi della Cina si coltivavano alberi e arbusti in miniatura, piantati per rafforzare le dimensioni e l’equilibrio dei paesaggi.

Ma è in Giappone che si instaura un vero e proprio culto per questi piccoli arbusti, già a partire dal XII secolo. La loro cura richiede tempo, pazienza, raffinatezza e, soprattutto, tanto amore.   

La parola bonsai, in giapponese, significa letteralmente “coltivato in vaso”.

Tramite questa forma d’arte, legata al concetto di Zen (filosofia contemplativa buddista introdotta in Giappone, dalla Cina, nel 1192, che propugna la ricerca della verità attraverso la meditazione, ndr), i giapponesi hanno iniziato a riprodurre schemi e scenari della propria mente realizzandoli sullo stesso arbusto, esprimendo in tal modo immagini, pensieri e, soprattutto, sentimenti del tutto personali.

Trovando la bellezza in una severa austerità, i monaci Zen svilupparono i loro paesaggi seguendo precisi schemi, così che un singolo albero, all’interno di un piccolo vaso, potesse rappresentare l'intero universo.

La coltivazione di un bonsai è legata alla pratica della diligenza, della moderazione e della disciplina – ci vogliono anni di potatura e di taglio per raggiungere la forma e le dimensioni perfette – ed è per questo motivo che è considerata una vera e propria arte più che una semplice attività.

Un’arte unica in tutte le sue forme, già a partire dal tredicesimo secolo, tant’è che un celebre poeta buddista, Kokak Shiren, scrisse un saggio intitolato Bonseki No Fu (Tributo al Bonseki), dove descriveva i principi estetici di questi piccoli arbusti.

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Fu, però, grazie alla figura di Saburo Kato, riconosciuto come il più rinomato maestro di bonsai della sua generazione, che la coltivazione dei piccoli arbusti passò da forma di arte meditativa praticata dai monaci a vera e propria professione, conosciuta e praticata in tutto il mondo, e non più solo retaggio dell’ambiente monastico.

Kato fu il primo ambasciatore di spicco della “filosofia di pace” generata attraverso la cura dei bonsai, nonché fondatore di World Bonsai Friendship Federation (WBFF) e Direttore Onorario della Fondazione Nazionale Bonsai.

Uomo di grande cultura e principi, Kato era amato da tutti per la sua innata gentilezza e la sua capacità di stringere legami d’amicizia molto saldi con persone di altri Paesi e di diverse culture.  Il suo messaggio era chiaro, semplice e, allo stesso tempo, profondo: “prendendoci cura di un altro essere vivente, come può essere il bonsai, possiamo approfondire e migliorare il nostro amore verso la natura e verso l’essere umano.

Anche da quanto espresso e poi trasmesso da Kato, risulta comprensibile come il coltivare bonsai sia, innanzitutto, una pratica riflessiva, capace di creare un vero e proprio atteggiamento mentale che va ben oltre l'orticoltura: il rapporto che si instaura tra l’uomo e la natura è tale e quale a quello tra un genitore e un figlio. La lealtà è il perno di questo connubio, e l’amore dimostrato verso questa ‘creatura’, il suo linguaggio.

Crescere un bonsai è una dimostrazione di affetto ma, come ogni appassionato di bonsai vi dirà, ricompensa pienamente.

In copertina: un bonsai
immagini di repertorio

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