ERIC MASIP - "Sogno Alex de la Iglesia e Tarantino"

ERIC MASIP - "Sogno Alex de la Iglesia e Tarantino"

Eric Masip è un attore spagnolo conosciuto principalmente per i ruoli cinematografici ricoperti in Tito e gli Alieni (2017), girato insieme a Valerio Mastandrea, Mai (2017) e Menù per Due (2018), oltre che per la partecipazione a diverse serie televisive, tra le quali Élite (Netflix) e Caronte (Globomedia).

Eric, parlaci un po’ di te. Da dove vieni? Cosa ti ha ispirato a diventare un attore? 

Vengo da Barcellona. Sono nato e cresciuto lì. Il primo ricordo che ho di voler diventare un attore (non sapendo affatto cosa volesse dire essere un attore) risale all'età di 4 anni, dopo aver visto il film Hook di Robin Williams e Dustin Hoffman... quel film ha cambiato ogni cosa! Da allora, ad ogni film che guardavo, volevo essere il personaggio principale, per poter vivere quelle esperienze che nella mia vita quotidiana sarebbero state impossibili.  

Dove hai studiato? 

La mia prima esperienza di formazione è stata presso una scuola di recitazione a Barcellona, ​​ma sentivo che mi mancava qualcosa. È stato presso l’Estudio Corazza che ho davvero trovato la mia strada e dove mi sono detto: "Sì, sono un attore". E tuttora, è qui che continuo ad imparare.  

Com'è stato il tuo percorso per diventare attore? Hai dovuto affrontare delle sfide? 

Ci sono state molte sfide. È stato un viaggio curioso perché, nonostante lo desiderassi fin da bambino, nella prima parte della mia vita ho fatto tutto tranne che recitare. Ho anche giocato a pallamano nelle categorie giovanili del Barça (Barcellona, ndr) e tutto lasciava pensare che quella sarebbe stata la mia vita. Fino a quando non ho avuto un infortunio che mi ha aperto gli occhi. Allora ho deciso di cambiare. Appena mi sono lasciato alle spalle la carriera agonistica ho partecipato a un film, senza alcuna preparazione, e quella è stata la mia prima "sfida". Perché, davvero, non avevo idea di cosa stessi facendo. L'esperienza, però, è stata incredibile ed ho deciso che quello era ciò che volevo fare.  

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Sei un attore decisamente eclettico, con esperienza nel cinema, nella televisione e nel teatro. C’è un settore in cui preferisci lavorare?  

Mi piacciono tutti. Penso che questi tre insieme siano come un puzzle in cui ogni tipo di lavoro riempie gli spazi che gli altri lasciano vuoti. Ciò che rende speciale il teatro, il cinema non te lo darà, e viceversa.

Come ti prepari per un ruolo? 

È molto complesso, perché la preparazione avviene in maniera sempre diversa: ogni storia e ogni personaggio richiede un approccio particolare da parte mia. Ma inizio sempre con il testo. Mi piace molto decifrare il personaggio attraverso ciò che leggo. Per me, parte tutto da lì. Faccio il "sudoku" del personaggio – come lo chiamo io – dove cesello le sue caratteristiche mentre leggo. Quando la tela è pronta, inizio a dipingere. C'è un pittore che mi ispira molto in questo senso: Jackson Pollock. Aveva i limiti della tela ma, entro quei limiti, dava libero sfogo alla sua creatività, impazzendo letteralmente. 

Qual è il ruolo più difficile che hai dovuto interpretare finora? 

Il personaggio più difficile che abbia mai interpretato, per una questione fisica piuttosto che interpretativa, è stato quello di Marco, nel film The Child God, che ho finito di girare recentemente. Ho dovuto fare acrobazie a cavallo, indossando un'armatura piuttosto scomoda. Da bambino avevo cavalcato, ma senza essere capace di grandi imprese. E in questo progetto era richiesto di fare ciò che gli specialisti facevano. All'inizio ero terrorizzato ma poi ho superato la paura e tutto è andato bene. 

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Parli diverse lingue, compreso un inglese fluente. Sogni Hollywood, Broadway o qualsiasi altra esperienza internazionale? 

Un film a Hollywood vorrebbe dire realizzare un grande sogno. Sono cresciuto con quei film e guardando quei grandi attori. Ovviamente, però, mi piace molto lavorare anche qui in Spagna: c'è qualcosa di universale, nel cinema, che lo rende magico.

C'è un regista oppure un attore preferito, sia in Spagna che all'estero, con il quale ti piacerebbe lavorare? 

Ce ne sono davvero tanti ma, entrando nello specifico, ho sempre voluto essere in un film di Alex de la Iglesia: se riuscissi a lavorare con lui, andrei fuori di testa. Negli Stati Uniti, direi Tarantino… può sembrare un cliché, ma in questo caso non lo è. È un cinema che risuona davvero in me, con il quale mi identifico, vibro e mi diverto. Oh, e includerei un qualsiasi film della Marvel, indipendentemente dal regista!

Cosa faresti se non potessi recitare? Hai qualche altro interesse o passione?  

Se non potessi recitare, sento che dovrei fare qualcosa in relazione a questo lavoro o a questo settore. Che sia dirigere, produrre o altro, ma comunque all'interno di questo mondo. Sono molto curioso. Mi piace sapere tutto, provare cose nuove, sperimentare e scoprire. Amo la storia, la musica, lo sport e i viaggi. Di recente ho iniziato a suonare la chitarra. Se dovessi pensare ad un sogno alternativo, sarebbe quello di essere un chitarrista in stile Mark Knopfler. Anche se per ora lo considero solo un hobby. 

A cosa stai lavorando in questo periodo? 

Sono alla ricerca del mio prossimo progetto. Meno di un mese fa ho terminato le riprese per la serie Caronte di Globomedia. Sto anche lavorando, sporadicamente, alla serie Elite, che va in onda su Netflix. Ho sempre più voglia di fare, quindi ... andiamo avanti!

Immagini: Natalia Perez Delgado

 

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